Egregio direttore, le scrivo questa
lettera per ringraziare pubblicamente mons. Francesco Cavina, vescovo
della diocesi di Carpi, per la sua visita a sorpresa Domenica 7
Giugno 2015 a Rovereto sulla Secchia. La visita di mons. Cavina, ha
avuto come oggetto la benedizione della via Crucis donata dall' UCAI
alla nostra parrocchia. Posso assicurare che la sorpresa è stata
gradita da tutti i parrocchiani, dagli artisti esecutori, oltre ai
trentini presenti per il pranzo. L'opera è composta da 14 formelle
tutte uguali (da 70 centimetri per 40), reinterpretate dal
laboratorio bolzanino “Ricerca del vetro” realizzate da
altrettanti artisti della sezione trentina dell’UCAI (Unione
Cattolica Artisti Italiani). La tecnica della vetrofusione –
testata all'inizio con tre formelle sperimentali – si è rivelata
quanto mai adatta. Non a caso mons. Cavina, parlando dell'opera, ha
fatto notare come essa così composta, abbia un riverbero naturale di
luce, allacciando ciò alla speranza. Speranza oggettiva oltre che
iconografica. Dopo la croce, la resurrezione. Concludo sottolineando
che la prolusione del vescovo è stata assai concreta, infatti. E ad
essere attenti, parliamo del vescovo
della diocesi più terremotata d'Italia, il
quale agisce tracciando una linea pastorale e missionaria incentrata
sulle problematiche attuali ( ad
esempio ad oggi, mons. Cavina ha già visitato 120 aziende, e in
queste almeno 4 mila 500 lavoratori, ha promosso il progetto “
Fides et labor “, è molto attento ai giovani, ecc.
). La sua conclusione, semplice ma non banale, dice tutto: “ Molto
è stato fatto, molto è da fare ancora ... “. E aggiungo io, serve
quella speranza oggettiva di cui ci ha parlato.
Davide
Boldrin
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