15/10/16

Mons. Zuppi, vescovo di Bologna: UN DOPOSCUOLA IN OGNI PARROCCHIA.

Fonte: http://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/scuola-primo-giorno-1.2512455

Bologna, 15 settembre 2016 - Oggi suona la prima delle 205 campanelle dell’anno scolastico 2016-2017. Si chiude mercoledì 7 giugno 2017. In mezzo, 11 festivi (San Petronio incluso). Nelle 5.158 classi entreranno 116.357 studenti (3.412 disabili). In cattedra troveranno 10.014 prof e, tra segreteria-laboratori e corridoi, 2.811 Ata (dade, tecnici e segretari). 

L'INTERVISTA - «Il primo giorno di scuola è sempre un passaggio, un passo in avanti verso il futuro». A parlare è l’arcivescovo Matteo Zuppi, nella giornata in cui le aule riaprono i loro battenti. «Ricordo ancora la paura nell’entrare in classe durante la prima elementare. C’era il timore della maestra e delle punizioni. È ovvio che rispetto ad allora vi sono stati parecchi cambiamenti, ma non si è perso il senso dell’imparare per crescere e dell’apprendere facendo esperienze positive commisurate all’età».
La scuola svolge ancora un ruolo fondamentale nell’educazione?
«Sì, perché va al di là della sua funzione formativa e garantisce la costruzione di buoni rapporti tra i giovani e tra i giovani e il mondo degli adulti. Oggi vi sono altri due luoghi principali dove si sviluppanole relazioni: la strada e internet. Nel primo caso l’ambiente non è positivo, nel secondo i rapporti sono virtuali, non reali».
In questo ultimo periodo è diventata anche un luogo di integrazione.
«Vero. Per quanto riguarda i giovani, è l’ambiente privilegiato dove i nuovi italiani incontrano i vecchi italiani. In tutti le classi il 20%-30% degli studenti è composto da nuovi italiani e questo significa che in futuro l’integrazione sarà qualcosa di naturale, perché gli adulti di domani da bambini hanno già sperimentato che convivere non significa rinunciare a qualcosa ma arricchirsi di qualcosa».
Attraverso un contributo economico la diocesi quest’anno sosterrà gli studi di più di 400 ragazzi. Nel farlo non uscite dal vostro compito?
«Può essere, ma stiamo vivendo una situazione di emergenza e la mia impressione è che alla fine dell’anno scolastico il numero di giovani che sosterremo sarà molto più alto. È chiaro che l’emergenza va governata e che noi non possiamo sostituirci alle istituzioni, ma dobbiamo metterci in dialogo con loro nel reciproco rispetto dei ruoli. Possiamo contribuire alla soluzione di alcune questioni, come il sostegno alle famiglie o l’accoglienza dei profughi, ma non siamo la soluzione».
Quale potrebbe essere il vostro contributo ‘ordinario’ nel campo della scuola?
«Mi piacerebbe che nelle parrocchie dove c’è già un doposcuola, questo venisse potenziato e dove non c’è venisse creato. Penso sia un modo efficace per creare un rapporto di amicizia, fiducia e credibilità con le famiglie e con i giovani».
Novemesi a Bologna equivalgono a un anno scolastico. Il Zuppi docente che voto dà al Zuppi discente?
«Appena sufficiente per quanto riguarda la lingua, perché ancora non riesco ad arrotondare bene la zeta come fanno i bolognesi. Un giudizio sospeso per il resto. C’è ancora tanto da fare nell’ascoltare la sofferenza e nell’interrogarsi per dare una risposta a chi è in difficoltà. Ci sono, però, le basi per farlo, come ho constato durante l’assemblea di Unindustria, sia per gli argomenti portati dagli imprenditori, sia per le successive riflessioni che sono arrivate da chi amministra il territorio, in particolare dal presidente Bonaccini»

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