03/07/12

Tra Novi e Rovereto. Di Rossella Tagliavini su VOCE

Fonte : www.voce.it

Quando era successo il fatto ho pensato a lei. La Franca abita a Rovereto e là le cose sono andate molto male. Così ho cominciato col telefonare al telefono fisso. Non rispondeva, il che voleva dire che non potevano rimanere in casa. Poi ho domandato se qualcuno sapeva qualcosa su facebook e dopo mi è arrivato un messaggio che la Franca era là e stava bene. E poi l’ho vista. Era in televisione lunedì, a cavallo della bicicletta che parlava a un giornalista del Tg 1. Di quelli che prima di dire il nome giusto ne sparano diversi. Rovereto sul Secchio ad esempio. Stava sorridente come sorridenti sono tutti quelli che intervistano. Non so se sono santi tutti, nella Bassa, o se sono quelli delle televisioni che selezionano le risposte positive quando sentono quella parlata lì. La nostra, che la riconosciamo registrata ancora più aperta di quanto non ci paia nell’ordinario. Così la Franca sorrideva, guardava in camera, parlava sciolta con una bella “a” aperta, quella della Bassa si fa sentire per un tempo lungo. Commentava la venuta del Santo Padre a trovare loro, quelli del paese disastrato e dimenticato, che ha perso il parroco mentre salvava la statua della Madonna. Certo il Don lei lo conosceva bene perché è molto di chiesa e quasi santa. Sul computer, invece, erano più le spiritosaggini o le parole cattive contro quella visita, perché la rabbia che cova tocca dove tocca e a volte fa impressione. La Franca, invece, parlava di un Papa padre con cui pregare e certo non gli chiederà i soldi dell’ otto per mille. “Pregheremo insieme per avere ancora la forza che abbiamo avuto fino ad ora.” Diceva. E spero che i soldi dei messaggini del concerto arrivino anche lì da soli perché, mi sa, quelli non chiederanno niente. Rovereto sul Secchia, noi lo sappiamo, ma gli altri no. E’ un paese piccolo, su una strada diritta e senza traverse significative, fatto come quelli dei film western che non sai dove comincia e dove finisce e dove sta la piazza, ci sono slarghi ma non piazze chiuse. Quando arrivi in fondo devi passare il ponte Pioppa che è vecchio e spesso si ferma. Da lì parte uno stradello che scende in Venezia, il fondo che i miei bisnonni presero quando tornarono dal Brasile ai primi del secolo scorso, con tanti figli tra cui la nonna Olga. Quella casa lì sarà andata giù anche se un nipote l’aveva aggiusta piano piano. Di quel cortile mi ricordo un gran caldo, una grande tavola, la mia sottoveste di mussola di cotone coi pizzi che mi aveva fatto la mamma e che sola mi avevano lasciata per stare quei due giorni in campagna. Mi ricordo la stalla, il somaro che mi hanno fatto cavalcare, la cantina a nord, il passo con le seggiole la sera, il gusto del latte che mi faceva vomito, la frutta sugli alberi e il porcile col suo odore. Quando andavo a scuola a San Possidonio buttavo sempre un occhio là a sentire quel ricordo. Quando ho fatto gli esami a Novi che ha la succursale della scuola media a Rovereto ho capito quanta fatica si fa ad andare da Novi a Rovereto che, o si fa un giro lungo, o ti perdi per strade piccole sotto gli argini e sopra i canali. I due paesi non hanno comunicazioni naturali. Lì era la radice di mia nonna e la spiegazione di tutto quella dignità che sconcerta in televisione oggi. Gli uomini e le donne del clan dei “Flip” erano tutti in apparenza duri. Scuri i vestiti, cappello in mano ai funerali, mani dietro la schiena, faccia muta. Le donne fazzoletto in testa. Ma mi ricordo accoglienza, abbondanza, doni sia all’andata che al ritorno, in campagna e in città, sia prima che dopo passati tutti gli anni. Così sono stata molto contenta di vedere la Franca, che sarebbe mia cugina in secondo grado, fare una bellissima figura nel suo discorso lungo e filato e che certo sarà lì ad aiutare, senza andare in missione, tutti quelli di Rovereto. Perché, sono sicura, il Papa sarà stato ispirato dallo spirito Santo a scegliere il posto più opportuno per fare la sua visita.


Rossella Tagliavini


1 commento:

  1. Questa sembra una immagine arcaica di un villaggio troglodita ed arretrato...ci manca solo l'asinello al posto delle auto.. Rovereto non è affatto così... sebbene una "frazione", è sempre stato un centro vitale, dinamico e abitato da gente attiva... tante le attività produttive, le case nuove, le famiglie venute ad abitare dai centri vicini... e non è vero che la via principale porta solo al "ponte Pioppa"... c'è una zona artiginale e industriale molto sviluppata, ci sono parecchie aree residenziali costruite di recente.. la vera immagine di Rovereto sul Secchia è senz'altro diversa da quella descritta in questo dipinto in bianco e nero ... certo è che se in questo momento non si aiutano le attività a ripartire e a ricostruire un centro storico attorno ai negozi del nostro paese, allora si rischia veramente di lasciare morire Rovereto e diventare solo un villaggio di passaggio verso il ponte Pioppa...
    N. Malavasi

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