C’è stato chi mi ha fatto notare che forse, nel post in cui si
è sollevato il polverone dei rientri pomeridiani scolastici a Rovereto, la
frase “ Bisognerà che gli "statali e affini" capiscano che non
esistono solo i loro problemi. E CHE SONO NOSTRI DIPENDENTI “ è stata fraintesa
nel senso che, essi debbano fare quel che vogliono i cittadini. Per carità, il
senso non voleva essere questo.
Ci mancherebbe che uno abbia la responsabilità
anche di “pagare pegno”, e poi non possa fare il suo lavoro con la competenza adeguata. Il
punto è un altro: l’uso delle risorse pubbliche e le decisioni che in qualche
modo “scombinano” la quotidianità.
Di questo bisogna darne sempre le ragioni. Sempre. C’è una
soglia da non oltrepassare che è quella tra l’utilizzo delle risorse di tutti e
delle decisioni plurali, e quella della competenza. In quest’ultima non era mia intenzione mettere
il becco.
Ma se questa diventasse alibi per non rendere conto delle prime due,
non va bene.
Questo dovrebbe essere il criterio quotidiano, ma
evidentemente ( mi sposto un attimo su “ampio raggio” ) in ITALIA, così, non lo
è più da quel pezzo. Altrimenti non si capirebbe il debito pubblico.
Tornando al “locale”, dopo il sisma, è evidente che gli animi
sono caldi. Che di ogni decisione, occorra rendere ragione oggettiva, oggi è
più che mai necessario. Questo in ogni ambito ( vedi polverone moduli abitativi
). Dopo il sisma occorre maggiore
comunicazione, esposizione dei fatti. Insomma, è necessario ancora di più “rendere
conto”. E tentare di prendere coscienza, che è cambiata, PER TUTTI. E che l'orgoglio, può solo fare danni maggiori e pesanti.
Altrimenti neppure io, mi sarei preso la briga di fare una
precisazione come questa, qui sopra.
Pur non avendone nessun obbligo giuridico, e tantomeno, morale.
Prima del sisma, non l'avrei mai fatto. Anzi...
Davide Boldrin
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