Novi – La scure dei tagli statali si è
abbattuta sulle scuole di Novi e Rovereto che, per il calo verticale
d’iscrizioni conseguente al terremoto, si ritroveranno dal prossimo
anno con classi accorpate, ore in meno e personale decurtato. Tutto
questo mentre la ricostruzione deve ancora ingranare la marcia e
decine di famiglie attendono di rientrare nelle proprie abitazioni.
E’ a dir poco arrabbiata Rossella
Garuti, preside del Comprensivo che
detiene il poco invidiabile record di quattro plessi, su un totale di
sei, completamente distrutti dal terremoto. Eppure la preside Garuti
non si è mai lamentata. Nemmeno quando, esattamente un anno fa,
riceveva i genitori sotto a un gazebo assolato e girava nei campi
tenda a raccogliere informazioni suoi studenti.
Adesso invece alza la voce e si indigna. «Avevo preparato una
relazione dettagliata sulla situazione delle scuole di Novi e
Rovereto – dice –, inviandola per tempo alla Regione e al Comune.
Avevo anche chiesto e ottenuto di incontrare il direttore
dell’Ufficio scolastico regionale, per potermi spiegare di persona.
Sono stata ricevuta a Bologna, dove mi hanno ascoltata e
tranquillizzata. A dire il vero avevo già messo in conto di perdere
qualcosa. Pensavo a una Prima media in meno. Invece…».
Invece l’organico di diritto per l’anno
2013-2014 prospetta un ridimensionamento ben più drastico. La
materna di Rovereto perderà un insegnante con conseguente
annullamento dell’orario pomeridiano per una sezione. Alle primarie
di Novi saranno formate due sole classi prime, non più tre come in
passato, e saranno prevedibilmente sovraffollate. Stesso discorso per
le prime della secondaria di primo grado. A forte rischio di
accorpamento sono anche le Terze medie di Novi che, da tre,
diventeranno due, con 28 alunni per classe. La scure dei tagli non
risparmierà nemmeno il personale non docente e il Comprensivo si
ritroverà il prossimo anno con tre bidelli e un amministrativo in
meno. «Abbiamo tante attività pomeridiane – sbotta Garuti –, ma
se tagliano i bidelli come farò a tenere aperta la scuola? Le
persone che perderanno il posto sono le stesse che hanno lavorato con
noi fino a oggi, anche nelle condizioni più difficili. Da quando c’è
stato il terremoto, il lavoro di segreteria è triplicato, eppure
abbiamo fatto tutto da soli senza chiedere niente di più».
Vero è che il calo delle iscrizioni è a dir poco clamoroso e non
trova riscontro nelle altre scuole del cratere. A Cavezzo, per
esempio, gli alunni in meno sono 36. Il Comprensivo diretto da Garuti
ne conta invece 120, tra Novi e Rovereto, suddivisi nei tre ordini di
scuola. A mancare all’appello sono soprattutto gli studenti della
frazione, dove si parla di 1.500 residenti trasferiti altrove, su un
totale pre sisma di 4 mila abitanti scarsi.
In condizioni normali la scuola avrebbe 1.129
alunni; oggi sono soltanto 921. «Il crollo c’è stato in novembre
– dice la Preside – quando gli iscritti erano solo 891. Da
gennaio invece il numero dei bambini è tornato progressivamente a
salire per via dei rientri delle famiglie nei map. E ci aspettiamo
altri rientri ancora nei prossimi mesi. Sono 165 gli alunni in
“sospeso” e noi speriamo che ne torni almeno una parte. Per
questo ho chiesto all’Ufficio regionale di “congelare”
l’assetto dell’organico per un anno, senza aggiungere e senza
togliere nulla. Non mi sembra una richiesta esorbitante…».
Di fronte ai tagli prospettati, la Preside
annuncia battaglia: «Le scuole di Novi e Rovereto – dice – sono
state costruite in deroga alla legge sulla sicurezza in quanto
temporanee, almeno sulla carta. Ciò significa che le aule sono più
piccole rispetto ai normali parametri. Io ho dovuto firmare un
documento dei Vigili del fuoco, impegnandomi a non fare entrare nelle
aule più di 25 persone alla volta, insegnante compreso. Adesso
invece, in base a questi accorpamenti, dovrei farcene stare 29,
compreso un alunno con handicap. Secondo lei può starmi bene?»
R.C.
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