29/08/14

Non possiamo tacere e dobbiamo agire. Di Luigi Lamma ( Direttore del settimanale diocesano NOTIZIE ). E una "chicca " di Oriana Fallaci.

Premessa: Mi piacerebbe assai scrivere a ruota libera cosa penso dell'Islam, e di quelli che parlano di " Islam moderato ". Amen.

Davide Boldrin

Fonte: www.carpi.chiesacattolica.it/

Non possiamo tacere e dobbiamo agire
Luigi Lamma

La cronaca quotidiana di questa estate 2014, oltre che dalle bizzarrie del clima, è stata caratterizzata da un vero e proprio bollettino di guerra, non solo sui fronti caldi sparsi in varie del mondo (gravissimo quanto accade in Ucraina, nel cuore dell’Europa) che hanno portato Papa Francesco a parlare di terza guerra mondiale, ma anche nel ripetersi di efferate violenze tra le mura domestiche che hanno avuto come vittime donne e bambini, o l’angosciante stillicidio di suicidi causati dalla crisi economica. Di fronte a questo scenario cupo, forte è arrivato l’appello della Chiesa Italiana in occasione della solennità dell’Assunta, a Ferragosto, a restituirci motivi di speranza e di impegno: “Non possiamo tacere”. Un invito raccolto dal Vescovo di Carpi, monsignor Francesco Cavina, che nell’omelia del 15 agosto ha affermato: “Oggi la nostra preghiera alla Vergine Santissima vuole allargarsi e comprendere nel suo abbraccio la situazione drammatica di centinaia e migliaia di nostri fratelli e sorelle nella fede che in Iraq subiscono atroci persecuzioni tra l’indifferenza generale. Nello stesso tempo chiediamo alla Comunità Internazionale di fermare l’avanzata delle milizie islamiche, che distruggono non solo la comunità cattolica, ma anche altre popolazioni e devastano statue, monumenti storici, centri culturali, chiese, templi e moschee”.
L’Iraq e la Nigeria, con le feroci azioni dei terroristi islamici e l’imposizione del Califfato, sono sicuramente i luoghi dove si sta consumando una vera e propria pulizia etnica e religiosa contro i cristiani, davanti alla quale la politica internazionale pare incapace di una risposta in tempi utili a fermare la violenza dell’aggressore. Nell’angelus del 10 agosto Francesco esprimeva così il suo grido di dolore di fronte alle brutalità commesse: “Tutto questo offende gravemente Dio e offende gravemente l’umanità. Non si porta l’odio in nome di Dio! Non si fa la guerra in nome di Dio!”.
Una situazione che pone serie questioni di carattere politico a livello internazionale ma con ripercussioni anche a livello di nazioni e società europee.
La prima. “Fermare l’aggressore si deve” ha ricordato il Papa nell’intervista sul volo di ritorno dalla Corea. Ma sugli strumenti da adottare si è aperto un acceso dibattito e le diplomazie latitano, mentre i cristiani (e non solo) muoiono e i terroristi avanzano nella conquista di città e regioni. La seconda. La denuncia di quanto accade ai cristiani in Iraq e in Nigeria non può ignorare che i responsabili di questi atti pur trattandosi di terroristi che usano in modo strumentale la religione, hanno un riferimento ideologico ben preciso nell’islam. Sul rapporto tra occidente e islam, sulla possibilità di dialogo tra cristianesimo e islam, abbiamo sentito voci molto preoccupate da parte dei Vescovi iracheni e più in generale si è constatato che il cosiddetto “islam moderato” fatica non solo ad imporsi ma ad esprimersi con autorevolezza contro queste violazioni dei diritti umani (c’è stata forse qualche manifestazione di solidarietà ai cristiani da parte delle comunità islamiche di casa nostra?).
Non si esclude la possibilità di dialogo, anzi esso va sempre perseguito, ma come ha ricordato Benedetto XVI al sinodo sulla nuova evangelizzazione “il dialogo è in misura della forza della propria identità”.
La terza. E’ evidente il rapporto tra quanto sta accadendo in Medio Oriente e più in generale nei paesi mediterranei e il continuo flusso migratorio che vede l’Italia come primo approdo e impegna il nostro paese in una faticosa ed onerosa opera di accoglienza umanitaria dei profughi. C’è preoccupazione sotto il profilo dell’ordine pubblico per l’esplosione della conflittualità tra residenti e immigrati a causa della crisi economica, c’è il rischio di ingigantire il numero di poveri, di facile manovalanza per la criminalità.

Non ci si può limitare alla denuncia o all’analisi delle questioni, peraltro qui solo accennate, aperte da questo scenario. La Chiesa è mobilitata per offrire, insieme alla preghiera (che tristezza però partecipare ad una messa e non sentire una parola di vicinanza ai cristiani perseguitati e martiri) una generosa solidarietà verso comunità così provate e costrette a fuggire dalla propria terra attraverso l’accoglienza in Italia, se necessario, e con gli aiuti economici per sostenere le necessità dei profughi. “Una pace che non sorga come frutto dello sviluppo integrale di tutti, non avrà nemmeno futuro e sarà sempre seme di nuovi conflitti e di varie forme di violenza” scrive Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium (n. 219). Può apparire difficile e faticoso ma solo così si vive da cristiani.
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