28/03/15

Faccio fatica a credere che l'editoriale su NOTIZIE ( settimanale della diocesi di Carpi ) sia farina del sacco del Vescovo Francesco Cavina.


Va detto che monsignor Cavina ha affrontato questi disagi con grande spirito di adattamento: proviamo a immaginare cosa significa avere gli uffici di Curia sparsi un po' ovunque, non avere una sede se non provvisoria, abitare in una casa che ti è stata messa cortesemente a disposizione ma che comunque non è la tua. Il Vescovo non ha mai chiesto nulla – prosegue l'editoriale – ma le istituzioni dovrebbero cominciare a pensare che un Vescovo senza casa per tanto tempo non è un problema personale, ma di tutta la collettività. E dovrebbero farsene carico. Perché cinque sistemazioni diverse in tre anni sono davvero troppe. Per chiunque”.


Personalmente credo che in un contesto di “ normalità” una osservazione del genere potrebbe essere sensata. Il punto è che parliamo di una diocesi terremotata. Evidentemente chi ha scritto quelle righe li, non ha piena coscienza e avvertenza della mortificazione che possa provare chi ha perso la casa in bassa modenese. Chi vive nei MAP, chi attende da tre anni di poter tornare a casa, di chi a casa non ci vuol tornare più ecc. Ecc. È una totale mancanza di sensibilità a largo raggio.


Ora, la “ boldrinata “: Probabile anche che chi ha scritto quell'editoriale li, non faccia i conti, che l'Emilia, è sempre l'Emilia...: https://youtu.be/9fHSrotKbY4


Davide Boldrin


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