Questa è la storia di Selvatico, un
partigiano di cui non leggerete mai, nei libri di storia.
Ma proprio mai.
Selvatico era un giovane a cui della
politica non interessava un granché. All'osteria di San Marino di
Carpi, era conosciuto perché quando entrava, gridava sempre “ Chè
ag vol dal grano ! “. Aveva persino fatto amicizia con alcuni
soldati tedeschi, ripromettendosi di andarli a trovare una volta
terminata la guerra in corso. Alcuni erano suoi coetanei appena
sposati, con le mogli incinte, che per obbedire al Fuhrer, si
trovavano li, catalputati in Italia. Il Podestà del posto, una brava
persona amico di famiglia di lunga data, lo aveva preso in simpatia,
sapeva che era il classico che non si interessava di politica, e in
segreto condivideva con lui le barzellette su Mussolini. Una volta la
ronda fascista, lo arrestò in osteria per una di queste barzellette.
Il podestà lo fece subito rilasciare, chiedendogli però di usare
prudenza. Era dura tenere a freno le teste calde. Generalmente i
comunisti, non vedevano di buon occhio questo approccio sbarazzino
del Selvatico. Alcuni di loro lo etichettavano come fascista
convinto. Chi dei comunisti lo conosceva però, se la rideva di gusto
quando qualcuno dei loro compagni diceva che “ il Selvatico
dell'osteria, è sicuramente un fascista “. Erano note le sue
ironie su Mussolini ( il tappo-botte ), che i fascisti, avrebbero
voluto prima o poi, fargli “ purgare “ … e i più conoscevano
quelle su Hitler ( il tappo-baffo), ma lui stava attento, perché
sapeva che i TETESCHI ( come li chiamava lui..) erano assai
permalosi. Il Selvatico dava l'impressione di essere uno
superficiale. In realtà egli aveva ben presente il dramma che si
stava consumando e che l'Italia era invasa. Per lui le persone, gli
amici e i conoscenti, erano tutti uguali, in fondo. Mal sopportava
sia il fascismo, che la “ rivalsa “ socialista che serpeggiava.
Per lui, l'importante era avere il grano e il fieno per sfamare le
vacche della stalla dei genitori. Avrebbe voluto metter su moglie e
figli, lavorare, ampliare la stalla, ecc. Vivere in pace, insomma. E
passare il tempo libero all'osteria. Un giorno, nel Luglio del 1943,
il nostro, sentì gente urlare di Giubilo nei campi. Gli dissero che
Mussolini era decaduto e che il generale Badoglio era il nuovo capo
del governo. Al che egli sbotto: “ Ma chi, quel coglione della
disfatta di Caporetto ? E adesso cosa succederà ? “ . Ovviamente
tutti i festanti, lo apostrofarono come un povero idiota. La notte
successiva, un soldato tedesco amico suo gli ruppe le scatole,
avvisandolo che sarebbero stati nemici. E gli consigliò di scappare
da qualche parte. Il nostro capì che tirava una brutta aria. E
decise di scappare nel reggiano da alcuni amici suoi. Uno di questi
era un prete, Don Domenico Orlandini. E da questo si fece far su, e
nel giro di poco, divenne un partigiano. La storia sarebbe lunga da
raccontare. Per non annoiare i lettori, sintetizzeremo. Il Selvatico
era tremendo e audace nelle battaglie. Sparava come un folle, ma
aveva la “ fissa “ di sparare mirato. Non voleva uccidere. Anche
se una volta gli venne la tentazione verso un tedesco che era
complice di un massacro per rappresaglia. Diede sempre la
disponibilità ai superiori per accompagnare alcuni prigionieri, in
scambi con il nemico. Una volta in uno scambio di questi, i
prigionieri in mano ai tedeschi erano alcuni militanti delle SAP. E a
costoro, fatto lo scambio, diede la possibilità di fuggire subito
dopo per raggiungere i loro compagni, senza passare " a processo " presso la locale Brigata Garibaldi. Che il nostro, non amava un granché, nonostante la collaborazione. Fu Don Domenico che poi “
processò “ Selvatico, dicendogli”: “ Perché li hai lasciati andare ?
Non ci credo che ti hanno aggredito “ . Il nostro rispose: “
Hanno i loro compagni. Devono poter stare con loro “. E Don
Domenico: “ Sei proprio … Selvatico “. Dopo la liberazione, il
Selvatico era nella lista dei comunisti, tra quelli da eliminare. Lo
ritenevano pericoloso perché difficilmente omologabile. E lui un
giorno si presentò alla neo-sezione del PCI, dicendo che se avessero
voluto farlo fuori, era il momento giusto. Non fosse che qualcuno
portava rispetto. E gli domandò cosa pensasse del comunismo. Egli
rispose che squadristi e nuovi poliziotti partigiani, gli sembravano
identici. E che invece del nero, ora, c'era il rosso. Il caposezione,
pur rispettandolo, estrasse la pistola indignato, urlando “
RIPETILO SE HAI IL CORAGGIO !! RIPETILO !! “. Beh... li il
selvatico si cagò addosso davvero … Entrò poi uno di quelli che
lasciò scappare, quella volta dello scambio. Egli raccontò ai compagni dell'episodio. Il patteggiamento fu la garanzia del selvatico, di non occuparsi di
politica. Ed egli diede la sua parola, facendogli presente che gli
dava sui nervi anche troppo, quel tipo di “ politica “. Passarono
gli anni, la DC prese il potere, ecc. ecc. Poi passarono altri anni.
E al Selvatico, piacque presentarsi come candidato sindaco della DC ,
a Carpi, in FIAT 600. Non lo divenne, ovviamente. Ma divenne
incisivo. Qualche compagno disse “ era meglio farlo fuori “.
Qualcuno gli fece notare che non aveva mantenuto la parola. Il
Selvatico rispose: “ pensaci, vi dissi QUEL TIPO DI POLITICA.
Questa invece, mi piace. " Infine però, anche i compagni, furono
contenti che al posto di altri, ci fosse lui.
THE END.
Questo è un racconto di fantasia. Ogni
riferimento a persone realmente esistite NON E' CASUALE. Invece a
fatti eventualmente accaduti, si .
Davide Boldrin
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