29/12/16

Parliamo un po' di vicende surreali: Tipo quelli che ancora stanno nei MAP a Rovereto.

FONTE: http://gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca/2016/12/28/news/l-angelo-dei-terremotati-di-rovereto-1.14631346?ref=search

Io non dico niente in merito. Certo è che la faccenda è da un po' che si trascina. Poi bisognerebbe sentire anche certe " campane ". Ma così, comunque, non va bene lo stesso. Rammento che volere è potere ( in merito ai cosi detti casi sociali, non ci può mai esprimere più di tanto pubblicamente ).

Davide Boldrin

NOVI. «Papà non è in casa, è fuori a lavorare. Perchè quando avremo i soldi potremo trovare una casa nuova...».
Arharneet ha sette anni, e una dolcezza disarmante. Arharneet scuote l’anima, se solo una volta vai a trovarla, lei e la sua famiglia, nelle baracche di quello che non è un campo di concentramento, ma che ispira malinconia e dolore. Questa bimba di genitori indiani ci è cresciuta nella baraccopoli di Rovereto. Tra gli “ultimi”, i dimenticati, gli scomodi di un terremoto che compie cinque anni. Hanno quasi la stessa età, lo scricciolo di dolcezza e la tragedia che ha sconvolto la vita e le speranza di tante famiglie.
Arharneet a Capodanno nei map ci vive ancora, alle prese con una miseria d’altri tempi, che qui affrontano con una dignità disarmante. Perchè la famiglia Singh non può permettersi di pagare le stratosferiche bollette della luce, e deve arrangiarsi con un piccolo generatore di corrente. Perchè, raccontano i pochi che vorrebbero spezzare questa catena di miseria, il papà ha perso il posto di lavoro, e ogni giorno attraversa la provincia di Modena, per scovare piccoli e occasionali lavoretti che tengano vivo l’unico tesoro della sua bimba: il sogno di una vita normale.
«Io frequento la seconda A, qui a Rovereto» recita la bambina, con un moto di orgoglio che la fa sentire una della classe. Inconsapevole che la vita può e deve essere migliore.
La storia di Arharneet e dei suoi genitori è la storia degli altri che popolano ancora i map di Rovereto. È la storia di Linda. Italianissima, se può servire. Anche per lei il miraggio dell’energia elettrica è finito mesi fa, quando la fornitura le venne tagliata perchè era impossibile pagare le bollette. Vive da 10 mesi senza luce, senza riscaldamento. Costretta ad elemosinare... «una lavatrice».
Quando ti racconta della lavatrice, pensi che vada a fare pulizie a casa della gente: «Sono disoccupata, e come me mio marito. Chiediamo il favore agli amici di farci fare qualche bucato per pulire i panni nelle loro case, o di farci usare il fornello».
Linda non ha uno straccio di soldo, e lo scorso anno non si è potuta nemmeno permettere di mandare a scuola sua figlia.
«Ha perso un anno - confessa - ma ora si è iscritta, frequenta un istituto di Carpi...».
Perchè Linda, dopo tante battaglie, vuole ancora sperare, credere. E a Santo Stefano ti racconta che in questa situazione il marito è stato colto da scompenso cardiaco, ma che il suo avvocato si è prodigato per loro, e che entro fine anno le daranno un’abitazione «perchè ci hanno detto che il 31 da qui si deve andar via».
Se Linda spera, ci crede, Rudi - che un lavoro ora ce l’ha - la porta del suo map, la apre appena. Si è arreso: «Sto dormendo, qui dentro è tutto in disordine, non ho più niente da dire...».
Molti dei map sono stati smontati, molti restano assediati dai topi, dopo la “battaglia dei ratti” combattuta a suon di trappole e di veleni. Rifiuti ovunque, anche accumulati da chi poi se ne è andato, lasciando tutto lì.
Qui a Rovereto ci sono le situazioni che non ti aspetti, come quella di Emanuela, emilianissima se può servire, che deve accudire i genitori anziani e due figli. «Dopo 4 anni, siamo esausti, e i map ormai non sono più idonei: i bagni che perdono, l’odore, i topi... Oggi hanno traslocato i miei vicini. Erano in cinque, andranno in un appartamento minuscolo, la loro casa sarà pronta in primavera, ma non ce la facevano più...».
Emanuela ha saputo domare - e pagare - i consumi elettrici, ma teme con un trasloco le brutte sorprese cui la gente si è abituata in questi anni: «A gennaio dovremmo andarcene anche noi, ci hanno promesso che non pagheremo l’affitto, se non fosse così non ce la possiamo fare. Anche perchè la casa nella quale avevo investito tutti i risparmi di una vita è stata demolita dai vigili del fuoco di Roma, quasi cinque anni fa. E in attesa di poter ricostruire ci sono sempre stati dei problemi, dei disguidi, dei ritardi, per cui non
so se e quando potremo tornarci. Insomma, siamo stanchi, perplessi, diffidenti, ma dobbiamo sperare». Già. La gente ti racconta che cinque anni di map ti condannano fuori, ma ti logorano anche dentro.
E non tutti hanno la dolcezza e la speranza della piccola Arharneet. L’angelo dei map.

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