24/05/11

Le speculazioni politiche dei referendum ( e la magra considerazione dei contenuti ...)

Chi scrive, di speculazioni politiche sui referendum, se ne intende.
Perche a Carpi e a Novi di Modena, in merito alle vicende AIMAG ne sò qualcosa.

Sul Referendum del 28 Settembre 2008, dopo una accesa discussione con un certo ROSSYBELL ( e questa sera mi cavo qualche soddisfazione. Parlo di una persona la quale, politicamente parlando, non si capisce se sia meglio stare seduti su una sedia senza mutande, con una biscia d'acqua vicino che cerca una tana, o essere vicino a lui ..) in virtù di segretario  locale dell'UDC di allora ,presi questa decisione giusto per " lisciare il pelo al PD ".


Poi mi inventai la differenza politica, ( ...ma SOSTANZIALE ) sul referendum , che a CARPI era " CONSULTIVO", mentre a NOVI " ABROGATIVO", ( avevo lasciato l'UDC ...) , quindi visti i risultati e i commenti delle persone ...:



A questo punto vale la pena leggere questo articolo su VOCE, del 25 Settembre 2008 ;
Ma ATTUALISIMO :

VOCE del 25 settembre 2008 » Lista articoli » Scheda articolo



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L'OPINIONE - Tra il Sì e il No più ideologia che politica
di Fabrizio Stermieri*

L'approssimarsi, anzi l'imminenza, del momento referendario sul tema della "privatizzazione" di Aimag, e il relativo acuirsi delle tensioni fra i due opposti ed eterogenei schieramenti del "Sì" e del "No", mi inducono, da distaccato e non coinvolto (ma non per questo meno attento) osservatore della realtà locale, a proporre alcune valutazioni sull'importante tema oggetto di dibattito, cosa che non mi è usuale.
Innanzi tutto occorrerà sgomberare il campo da un equivoco: la contrapposizione fra fronte del "Sì" e fronte del "No" può essere giudicata di natura ideologica, persino dettata da caratterialità dei personaggi coinvolti, ma non può certo essere scambiata per uno scontro "politico". Sia il "Sì" che il "No", fondamentalmente, sostengono la insostituibile importanza del bene "acqua" ed hanno visioni divergenti solo sul "come" proteggere al meglio questo bene che risulta indispensabile.
Se è vero questo, e almeno nelle intenzioni di tutti i soggetti coinvolti nel referendum Aimag la difesa del principio è data per scontata, il nodo della contrapposizione è un altro ed è da ricercarsi per l'appunto in visioni ideologiche di partenza diverse, in sensibilità personali diverse, in obbiettivi intermedi diversi.
La realtà è che il nodo di tutta la questione è essenzialmente economico: intorno all'acqua (ma anche al gas, all'energia in generale e addirittura anche intorno ai rifiuti, al loro riciclaggio ed al loro smaltimento) si agitano interessi economici enormi. Privati e pubblici amministratori si sono accorti che, terminati i lacci e i laccioli di una legislazione pubblicistica protezionista, con una gestione "privatizzata" acqua e servizi pubblici possono diventare un business. Aimag, per restare a casa nostra, è una società di diritto civile con un azionariato pubblico. Chiude bilanci in utile tutti gli anni e distribuisce dividenti ai Comuni che li incassano e li spendono per tappare le falle della finanza locale. Aimag oggi è una società appetibile dal "mercato" e può consentire ai Comuni partecipanti di incassare anche quote capitali importanti che sono indispensabili per programmare futuri investimenti sul territorio (sostituendo i tagli dei fondi statali degli ultimi anni) e quindi, potenzialmente è in grado di creare soddisfazione fra i cittadini, consenso fra gli elettori e garanzia di rielezione. Niente soldi, niente nuove opere pubbliche, livelli di servizi in declino, aumento delle tasse locali e dell'insoddisfazione fra l'elettorato. L'equazione da economica diventa politica e i conti tutti sono in grado di farseli da sé. Aimag è la gallina dalle uova d'oro del momento. Forse all'inizio nessuno ci pensava, forse ancora oggi ci sono pochi "puri" che guardano ad Aimag come un soggetto al servizio della società civile, le cose stanno così. Nel merito delle contrapposte tesi sostenute da referendari ed antireferendari: pubblico è bello ed è virtuoso (dicono quelli del "Sì"); Aimag si può governare anche con un capitale di controllo ridotto, il privato non è da demonizzare e porta nuove energie per rinvigorire la società (sostengono quelli del "No").


Esistono decine di società per azioni a capitale pubblico nel nostro paese che hanno accumulato miliardi di Euro di debiti che non si sa chi pagherà e quando: prezzi di vendita "politici" o calmierati, assunzioni facili e clientelari, diseconomie di scala e sperperi di denaro pubblico, sudditanza e comparaggio con la "casta" politica, sono mali che ancora oggi affliggono tante e tante aziende privatizzate ma a capitale pubblico nei cui consigli di amminsitrazione siedono sindaci, onorevoli e mandatari di partito (di tutti i partiti). Pubblico non è garanzia di efficiente. Il fronte del "Sì" mediti.


D'altra parte il privato non entra in un affare se l'affare non c'è e intende conseguire un utile dal proprio investimento di capitale. Per fare utili occorre che i prezzi siano remunerativi e che i costi siano contenuti. Se non si possono aumentare i prezzi, si taglia sui costi e si rischia di far scadere la qualità del servizio oppure si sfruttano i dipendenti oppure si bara sui conti di bilancio... La capacità di controllo dei Comuni su questi meccanismi è inversamente proporzionale al peso che essi possono avere sul management aziendale che per le sue politiche di sviluppo può contare sull'incondizionato appoggio della frazione di capitale privato. I privati non mirano al "giusto guadagno" ma per effetto dell'economia capitalistica puntano decisamente a "massimizzare i guadagni" e i conflitti fra pubblico e privato sono storicamente stati appannaggio del privato che ha maggior interesse proprio. E se è vero (come ha autorevolmente sostenuto l'onorevole Bersani) che basta anche meno del 30 per cento di una società per "governarla" è anche vero che tale opera di governo comporta controlli, verifiche, competenze e tensioni che ben difficilmente possono essere messi in campo dai Sindaci-soci nelle due o tre riunioni del consiglio di amministrazione che si svolgono annualmente e che di fatto è il management della società a pilotare l'azienda. Recenti vicende (la "fuga" di Aimag in Sardegna e la relativa bocciatura di fronte al magistrato amministrativo) rendono evidente che non sempre i controlli pubblici (anche in presenza di maggioranza assoluta pubblica) sono così puntuali come ci si potrebbe attenere.


E dunque? Fermo restando l'attuale quadro normativo a livello nazionale ed europeo vedo un "Sì" perdente sul campo, e un "No" sconfitto nei fatti. Nel medio periodo Aimag, senza una adeguata e ulteriore massiccia ricapitalizzazione, non potrà competere sul mercato con Multiutility di ben maggior spessore (qui hanno ragione quelli del "No") e l'acqua dei carpigiani verrà gestita da queste ultime. Ma una massiccia ricapitalizzazione di Aimag non potrà fare a meno dell'apporto dei privati che faranno sentire il loro peso quando si tratterà di fissare le tariffe. A meno che i nostri pubblici amministratori, con un bel salto di qualità, non si scoprano manager, rinuncino ai profitti di Aimag e li reinvestano interamente in azienda e si strutturino per affrontare con mezzi idonei la futura lotta per il libero mercato. Auguri.
*giornalista

Qui di seguito il LINK del Comune di Novi di Modena, in merito al referendum del 12 e 13 Giugno 2011:



I Quesiti del 12 e 13 Giugno 2011:


Que­sito n. 1 – re­fe­ren­dum ac­qua pub­blica – abro­ga­zione af­fi­da­mento ser­vi­zio ad ope­ra­tori privati


Re­fe­ren­dum po­po­lare n. 1 – SCHEDA DI COLORE ROSSO


“Vo­lete voi che sia abro­gato l’art. 23 bis (Ser­vizi pub­blici lo­cali di ri­le­vanza eco­no­mica) del de­creto legge 25 giu­gno 2008 n.112 “Di­spo­si­zioni ur­genti per lo svi­luppo eco­no­mico, la sem­pli­fi­ca­zione, la com­pe­ti­ti­vità, la sta­bi­liz­za­zione della fi­nanza pub­blica e la pe­re­qua­zione tri­bu­ta­ria” con­ver­tito, con mo­di­fi­ca­zioni, in legge 6 ago­sto 2008, n.133, come mo­di­fi­cato dall’art.30, comma 26 della legge 23 lu­glio 2009, n.99 re­cante “Di­spo­si­zioni per lo svi­luppo e l’internazionalizzazione delle im­prese, non­ché in ma­te­ria di ener­gia” e dall’art.15 del de­creto legge 25 set­tem­bre 2009, n.135, re­cante “Di­spo­si­zioni ur­genti per l’attuazione di ob­bli­ghi co­mu­ni­tari e per l’esecuzione di sen­tenze della corte di giu­sti­zia della Co­mu­nità eu­ro­pea” con­ver­tito, con mo­di­fi­ca­zioni, in legge 20 no­vem­bre 2009, n.166, nel te­sto ri­sul­tante a se­guito della sen­tenza n.325 del 2010 della Corte costituzionale?”.

Nota: Il primo que­sito sulla pri­va­tiz­za­zione dell’ac­qua pub­blica ri­guarda le mo­da­lità di af­fi­da­mento e ge­stione dei ser­vizi pub­blici lo­cali di ri­le­vanza economica.

Si deve vo­tare SÌ se si è con­tro la pri­va­tiz­za­zione dell’acqua e con­tro la ge­stione dei ser­vizi idrici da parte di pri­vati.

Si deve vo­tate NO se si è a fa­vore della le­gi­sla­zione attuale.

Que­sito n. 2 – re­fe­ren­dum ac­qua pub­blica – abro­ga­zione cal­colo ta­riffa se­condo lo­gi­che di “mercato”

Re­fe­ren­dum po­po­lare n. 2 – SCHEDA DI COLORE GIALLO

“Vo­lete voi che sia abro­gato il comma 1, dell’art. 154 (Ta­riffa del ser­vi­zio idrico in­te­grato) del De­creto Le­gi­sla­tivo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in ma­te­ria am­bien­tale”, li­mi­ta­ta­mente alla se­guente parte: “dell’adeguatezza della re­mu­ne­ra­zione del ca­pi­tale investito”?”.

Nota: Il se­condo que­sito sulla pri­va­tiz­za­zione dell’ac­qua pub­blica ri­guarda la de­ter­mi­na­zione della ta­riffa del ser­vi­zio idrico in­te­grato in base all’adeguata re­mu­ne­ra­zione del ca­pi­tale in­ve­stito. In que­sto caso agli elet­tori viene pro­po­sta una abro­ga­zione par­ziale della norma.

Si deve vo­tare SÌ se si è con­tro la norma che per­met­tere il pro­fitto (non il re­cu­pero dei co­sti di ge­stione e di in­ve­sti­mento, ma il gua­da­gno d’impresa) nell’erogazione del bene Ac­qua po­ta­bile.

Si deve vo­tate NO se si è a fa­vore della le­gi­sla­zione at­tuale che am­mette tale guadagno.

Que­sito n. 3 – re­fe­ren­dum ener­gia nucleare

Re­fe­ren­dum po­po­lare n. 3 – SCHEDA DI COLORE GRIGIO

“Vo­lete voi che sia abro­gato il decreto-legge 25 giu­gno 2008, n. 112, con­ver­tito con mo­di­fi­ca­zioni, dalla legge 6 ago­sto 2008, n. 133, nel te­sto ri­sul­tante per ef­fetto di mo­di­fi­ca­zioni ed in­te­gra­zioni suc­ces­sive, re­cante Di­spo­si­zioni ur­genti per lo svi­luppo eco­no­mico, la sem­pli­fi­ca­zione, la com­pe­ti­ti­vità, la sta­bi­liz­za­zione della fi­nanza pub­blica e la pe­re­qua­zione tri­bu­ta­ria, li­mi­ta­ta­mente alle se­guenti parti: art. 7, comma 1, let­tera d: rea­liz­za­zione nel ter­ri­to­rio na­zio­nale di im­pianti di pro­du­zione di ener­gia nucleare?”.



Nota: Lungo e ar­ti­co­lato il que­sito re­fe­ren­da­rio per abro­gare la norma per la “rea­liz­za­zione nel ter­ri­to­rio na­zio­nale di im­pianti di pro­du­zione di ener­gia nu­cleare”. Si tratta di una parte del de­creto legge re­cante “Di­spo­si­zioni ur­genti per lo svi­luppo eco­no­mico, la sem­pli­fi­ca­zione, la com­pe­ti­ti­vità, la sta­bi­liz­za­zione della fi­nanza pub­blica e la pe­re­qua­zione tri­bu­ta­ria” fir­mato il 25 giu­gno 2008 e con­ver­tito in legge “con mo­di­fi­ca­zioni” il 6 ago­sto dello stesso anno. An­che que­sto que­sito è stato pre­sen­tato dall’Idv.


Si deve vo­tare SÌ se si è con­tro la co­stru­zione di Cen­trali Nu­cleari in Italia.

Si deve vo­tate NO se si è a fa­vore della le­gi­sla­zione at­tuale che le prevede.



Que­sito n. 4 – re­fe­ren­dum le­git­timo impedimento

Re­fe­ren­dum po­po­lare n. 4 – SCHEDA DI COLORE VERDE CHIARO

“Vo­lete voi che siano abro­gati l’articolo 1, commi 1, 2, 3, 5, 6 non­chè l’articolo 1 della legge 7 aprile 2010 nu­mero 51 re­cante “di­spo­si­zioni in ma­te­ria di im­pe­di­mento a com­pa­rire in udienza?”.



Nota: Que­sto que­sito, per abro­gare la legge sul le­git­timo im­pe­di­mento, è quello dalle pos­si­bili ri­per­cus­sioni po­li­ti­che più forti. A pro­porre il re­fe­ren­dum è stata l’Italia dei Va­lori. Dopo la di­chia­ra­zione di par­ziale in­co­sti­tu­zio­nale della legge sul le­git­timo im­pe­di­mento, la Corte di Cas­sa­zione ha au­to­riz­zato, con or­di­nanza, lo svol­gi­mento del referendum.

Si deve vo­tare SÌ se si è con­trari al prin­ci­pio che Pre­si­dente del con­si­glio o mi­ni­stro pos­sano de­ci­dere di non com­pa­rire in tri­bu­nale nei pro­cessi che li ri­guar­dano.

Si deve vo­tate NO se si è a fa­vore della le­gi­sla­zione at­tuale che pre­vede que­sto “scudo” nei con­fronti del si­stema giudiziario.
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Cosa farò ? Lo dirò dopo il referendum. UNA COSA CERTA, è che Il criterio è sempre: " Se lo dicono loro bisogna dire NO, se lo diciamo NOI si .." e delle tasche dei cittadini, a chi ha la pancia piena, non frega un cazzo a nessuno ...

Poi capisco ( MA NON CONDIVIDO, sia CHIARO ..) perchè taluni, che non hanno visto che nel MARXISMO, l'unica possibilità di speranza ( illusi ...)  rimpiangono ...:



Occhio. La gente è stanca. Il popolo, non vuol mangiare le " Briosche" , e i facinorosi, ( di Benito, e di Stalin ...) trovano facilmente seguaci.


Davide Boldrin.
TESSERATO PDL 79146

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