Perche a Carpi e a Novi di Modena, in merito alle vicende AIMAG ne sò qualcosa.
Sul Referendum del 28 Settembre 2008, dopo una accesa discussione con un certo ROSSYBELL ( e questa sera mi cavo qualche soddisfazione. Parlo di una persona la quale, politicamente parlando, non si capisce se sia meglio stare seduti su una sedia senza mutande, con una biscia d'acqua vicino che cerca una tana, o essere vicino a lui ..) in virtù di segretario locale dell'UDC di allora ,presi questa decisione giusto per " lisciare il pelo al PD ".
Poi mi inventai la differenza politica, ( ...ma SOSTANZIALE ) sul referendum , che a CARPI era " CONSULTIVO", mentre a NOVI " ABROGATIVO", ( avevo lasciato l'UDC ...) , quindi visti i risultati e i commenti delle persone ...:
A questo punto vale la pena leggere questo articolo su VOCE, del 25 Settembre 2008 ;
Ma ATTUALISIMO :
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L'OPINIONE - Tra il Sì e il No più ideologia che politica
di Fabrizio Stermieri*
L'approssimarsi, anzi l'imminenza, del momento referendario sul tema della "privatizzazione" di Aimag, e il relativo acuirsi delle tensioni fra i due opposti ed eterogenei schieramenti del "Sì" e del "No", mi inducono, da distaccato e non coinvolto (ma non per questo meno attento) osservatore della realtà locale, a proporre alcune valutazioni sull'importante tema oggetto di dibattito, cosa che non mi è usuale.
Innanzi tutto occorrerà sgomberare il campo da un equivoco: la contrapposizione fra fronte del "Sì" e fronte del "No" può essere giudicata di natura ideologica, persino dettata da caratterialità dei personaggi coinvolti, ma non può certo essere scambiata per uno scontro "politico". Sia il "Sì" che il "No", fondamentalmente, sostengono la insostituibile importanza del bene "acqua" ed hanno visioni divergenti solo sul "come" proteggere al meglio questo bene che risulta indispensabile.
Se è vero questo, e almeno nelle intenzioni di tutti i soggetti coinvolti nel referendum Aimag la difesa del principio è data per scontata, il nodo della contrapposizione è un altro ed è da ricercarsi per l'appunto in visioni ideologiche di partenza diverse, in sensibilità personali diverse, in obbiettivi intermedi diversi.
La realtà è che il nodo di tutta la questione è essenzialmente economico: intorno all'acqua (ma anche al gas, all'energia in generale e addirittura anche intorno ai rifiuti, al loro riciclaggio ed al loro smaltimento) si agitano interessi economici enormi. Privati e pubblici amministratori si sono accorti che, terminati i lacci e i laccioli di una legislazione pubblicistica protezionista, con una gestione "privatizzata" acqua e servizi pubblici possono diventare un business. Aimag, per restare a casa nostra, è una società di diritto civile con un azionariato pubblico. Chiude bilanci in utile tutti gli anni e distribuisce dividenti ai Comuni che li incassano e li spendono per tappare le falle della finanza locale. Aimag oggi è una società appetibile dal "mercato" e può consentire ai Comuni partecipanti di incassare anche quote capitali importanti che sono indispensabili per programmare futuri investimenti sul territorio (sostituendo i tagli dei fondi statali degli ultimi anni) e quindi, potenzialmente è in grado di creare soddisfazione fra i cittadini, consenso fra gli elettori e garanzia di rielezione. Niente soldi, niente nuove opere pubbliche, livelli di servizi in declino, aumento delle tasse locali e dell'insoddisfazione fra l'elettorato. L'equazione da economica diventa politica e i conti tutti sono in grado di farseli da sé. Aimag è la gallina dalle uova d'oro del momento. Forse all'inizio nessuno ci pensava, forse ancora oggi ci sono pochi "puri" che guardano ad Aimag come un soggetto al servizio della società civile, le cose stanno così. Nel merito delle contrapposte tesi sostenute da referendari ed antireferendari: pubblico è bello ed è virtuoso (dicono quelli del "Sì"); Aimag si può governare anche con un capitale di controllo ridotto, il privato non è da demonizzare e porta nuove energie per rinvigorire la società (sostengono quelli del "No").
Esistono decine di società per azioni a capitale pubblico nel nostro paese che hanno accumulato miliardi di Euro di debiti che non si sa chi pagherà e quando: prezzi di vendita "politici" o calmierati, assunzioni facili e clientelari, diseconomie di scala e sperperi di denaro pubblico, sudditanza e comparaggio con la "casta" politica, sono mali che ancora oggi affliggono tante e tante aziende privatizzate ma a capitale pubblico nei cui consigli di amminsitrazione siedono sindaci, onorevoli e mandatari di partito (di tutti i partiti). Pubblico non è garanzia di efficiente. Il fronte del "Sì" mediti.
D'altra parte il privato non entra in un affare se l'affare non c'è e intende conseguire un utile dal proprio investimento di capitale. Per fare utili occorre che i prezzi siano remunerativi e che i costi siano contenuti. Se non si possono aumentare i prezzi, si taglia sui costi e si rischia di far scadere la qualità del servizio oppure si sfruttano i dipendenti oppure si bara sui conti di bilancio... La capacità di controllo dei Comuni su questi meccanismi è inversamente proporzionale al peso che essi possono avere sul management aziendale che per le sue politiche di sviluppo può contare sull'incondizionato appoggio della frazione di capitale privato. I privati non mirano al "giusto guadagno" ma per effetto dell'economia capitalistica puntano decisamente a "massimizzare i guadagni" e i conflitti fra pubblico e privato sono storicamente stati appannaggio del privato che ha maggior interesse proprio. E se è vero (come ha autorevolmente sostenuto l'onorevole Bersani) che basta anche meno del 30 per cento di una società per "governarla" è anche vero che tale opera di governo comporta controlli, verifiche, competenze e tensioni che ben difficilmente possono essere messi in campo dai Sindaci-soci nelle due o tre riunioni del consiglio di amministrazione che si svolgono annualmente e che di fatto è il management della società a pilotare l'azienda. Recenti vicende (la "fuga" di Aimag in Sardegna e la relativa bocciatura di fronte al magistrato amministrativo) rendono evidente che non sempre i controlli pubblici (anche in presenza di maggioranza assoluta pubblica) sono così puntuali come ci si potrebbe attenere.
E dunque? Fermo restando l'attuale quadro normativo a livello nazionale ed europeo vedo un "Sì" perdente sul campo, e un "No" sconfitto nei fatti. Nel medio periodo Aimag, senza una adeguata e ulteriore massiccia ricapitalizzazione, non potrà competere sul mercato con Multiutility di ben maggior spessore (qui hanno ragione quelli del "No") e l'acqua dei carpigiani verrà gestita da queste ultime. Ma una massiccia ricapitalizzazione di Aimag non potrà fare a meno dell'apporto dei privati che faranno sentire il loro peso quando si tratterà di fissare le tariffe. A meno che i nostri pubblici amministratori, con un bel salto di qualità, non si scoprano manager, rinuncino ai profitti di Aimag e li reinvestano interamente in azienda e si strutturino per affrontare con mezzi idonei la futura lotta per il libero mercato. Auguri.
*giornalista
Qui di seguito il LINK del Comune di Novi di Modena, in merito al referendum del 12 e 13 Giugno 2011:
I Quesiti del 12 e 13 Giugno 2011:
Quesito n. 1 – referendum acqua pubblica – abrogazione affidamento servizio ad operatori privati
Referendum popolare n. 1 – SCHEDA DI COLORE ROSSO
“Volete voi che sia abrogato l’art. 23 bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto legge 25 giugno 2008 n.112 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n.133, come modificato dall’art.30, comma 26 della legge 23 luglio 2009, n.99 recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia” e dall’art.15 del decreto legge 25 settembre 2009, n.135, recante “Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea” convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n.166, nel testo risultante a seguito della sentenza n.325 del 2010 della Corte costituzionale?”.
Nota: Il primo quesito sulla privatizzazione dell’acqua pubblica riguarda le modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica.
Si deve votare SÌ se si è contro la privatizzazione dell’acqua e contro la gestione dei servizi idrici da parte di privati.
Si deve votate NO se si è a favore della legislazione attuale.
Quesito n. 2 – referendum acqua pubblica – abrogazione calcolo tariffa secondo logiche di “mercato”
Referendum popolare n. 2 – SCHEDA DI COLORE GIALLO
“Volete voi che sia abrogato il comma 1, dell’art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, limitatamente alla seguente parte: “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”?”.
Nota: Il secondo quesito sulla privatizzazione dell’acqua pubblica riguarda la determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. In questo caso agli elettori viene proposta una abrogazione parziale della norma.
Si deve votare SÌ se si è contro la norma che permettere il profitto (non il recupero dei costi di gestione e di investimento, ma il guadagno d’impresa) nell’erogazione del bene Acqua potabile.
Si deve votate NO se si è a favore della legislazione attuale che ammette tale guadagno.
Quesito n. 3 – referendum energia nucleare
Referendum popolare n. 3 – SCHEDA DI COLORE GRIGIO
“Volete voi che sia abrogato il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive, recante Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, limitatamente alle seguenti parti: art. 7, comma 1, lettera d: realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare?”.
Nota: Lungo e articolato il quesito referendario per abrogare la norma per la “realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare”. Si tratta di una parte del decreto legge recante “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria” firmato il 25 giugno 2008 e convertito in legge “con modificazioni” il 6 agosto dello stesso anno. Anche questo quesito è stato presentato dall’Idv.
Si deve votare SÌ se si è contro la costruzione di Centrali Nucleari in Italia.
Si deve votate NO se si è a favore della legislazione attuale che le prevede.
Quesito n. 4 – referendum legittimo impedimento
Referendum popolare n. 4 – SCHEDA DI COLORE VERDE CHIARO
“Volete voi che siano abrogati l’articolo 1, commi 1, 2, 3, 5, 6 nonchè l’articolo 1 della legge 7 aprile 2010 numero 51 recante “disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza?”.
Nota: Questo quesito, per abrogare la legge sul legittimo impedimento, è quello dalle possibili ripercussioni politiche più forti. A proporre il referendum è stata l’Italia dei Valori. Dopo la dichiarazione di parziale incostituzionale della legge sul legittimo impedimento, la Corte di Cassazione ha autorizzato, con ordinanza, lo svolgimento del referendum.
Si deve votare SÌ se si è contrari al principio che Presidente del consiglio o ministro possano decidere di non comparire in tribunale nei processi che li riguardano.
Si deve votate NO se si è a favore della legislazione attuale che prevede questo “scudo” nei confronti del sistema giudiziario.
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Cosa farò ? Lo dirò dopo il referendum. UNA COSA CERTA, è che Il criterio è sempre: " Se lo dicono loro bisogna dire NO, se lo diciamo NOI si .." e delle tasche dei cittadini, a chi ha la pancia piena, non frega un cazzo a nessuno ...
Poi capisco ( MA NON CONDIVIDO, sia CHIARO ..) perchè taluni, che non hanno visto che nel MARXISMO, l'unica possibilità di speranza ( illusi ...) rimpiangono ...:
Occhio. La gente è stanca. Il popolo, non vuol mangiare le " Briosche" , e i facinorosi, ( di Benito, e di Stalin ...) trovano facilmente seguaci.
Davide Boldrin.
TESSERATO PDL 79146
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