Poi il post, dedicato a quelli che dicono: " Boldrin, sei peso! La butti sempre in politica !"
...peccato che a forza di non seguire la politica, negli anni di benessere, ci ha pensato lei, a seguire tutti. Ma a modo suo. E ne vediamo le conseguenze, nella vita di tutti i giorni. Coglioni ( me lo si passi...) coloro che pensano che la politica "non c'entra". IVA di qua, IVA di la, Enti di su, enti di giù... Manca solo l'ENVS ( Ente Nazionale Volumetrico Stronzi ) per gli scarichi biologici umani in modo che non intasino le fogne...
Davide Boldrin
Fonte: http://www.ilsussidiario.net/News/Politica/2012/7/18/POLITICA-Vittadini-il-coraggio-di-ricominciare/303154/
POLITICA/ Vittadini: il coraggio di ricominciare
mercoledì 18 luglio 2012
Il parlamento (Foto:
Infophoto)
Come ogni anno, il prossimo Meeting di
Rimini ospiterà un incontro dell’Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà:
ma i suoi protagonisti credono veramente che tale realtà, oltre che a qualche
importante iniziativa culturale possa dare un reale contributo anche all’azione
politica? Quando, nel Meeting dello scorso anno, due esponenti di opposti
schieramenti, l’on. Lupi, vicepresidente della Camera (Pdl) e l’on. Letta, vice
segretario del Pd, protagonisti dell’Intergruppo, avevano partecipato ad un
incontro insieme al presidente della Repubblica Napolitano, si sperava che
questo stesse avvenendo.
L’autunno ha poi coltivato l’illusione:
caduto Berlusconi, molti esponenti dell’Intergruppo sono stati determinanti
nell’evitare le elezioni anticipate e nello spingere i rispettivi schieramenti
ad appoggiare la svolta di Monti (governo di unità nazionale più che tecnico).
Il sostegno al governo Monti poteva essere l’occasione per un lavoro comune di
lungo periodo per riforme condivise, prodromo di un nuovo patto costituzionale
tra riformisti disposti a rompere con gli estremismi politici e mediatici dei
loro stessi schieramenti. A distanza di mesi, tutto questo inizio di novità è
già finito? Gli esponenti riformisti del centrodestra accolgono, apparentemente
entusiasti, la ricandidatura del loro vecchio leader.
Sembrano dimenticare che il governo da
lui guidato ha sprecato in questa legislatura la grande occasione di attuare una
svolta liberale sussidiaria grazie alla più ampia maggioranza accordata dagli
italiani dal dopoguerra. Infatti ha attuato nella scuola e nell’università
provvedimenti statalisti, pur avendo molto annunciato non ha fatto nulla nella
giustizia, non ha ridotto la spesa pubblica corrente e per molto tempo non è
stato preciso sui conti pubblici, non ha favorito con provvedimenti selettivi,
come avrebbe dovuto, chi investe, occupa, esporta, ha attuato provvedimenti
demagogici come il discutibilissimo salvataggio dell’Alitalia.
Infine si è suicidato con risse interne.
D’altra parte, le premesse non erano delle migliori se si pensava, nella logica
perversa della seconda Repubblica, che un uomo solo al comando potesse quasi
magicamente risolvere i problemi dell’Italia non dando la giusta importanza al
ruolo del Parlamento, reclutando dall’alto il personale politico, spesso con
logiche ben lontane da competenza e spirito ideale, diffidando altrettanto
spesso da persone critiche e competenti.
Visto che nessun cambiamento
basato sui programmi di cui si parlava al Meeting 2011 e nei seminari culturali
dell’Intergruppo è stato neanche abbozzato, perché in futuro dovrebbe andare
diversamente? Il silenzio degli esponenti di centrodestra dell’Intergruppo, il
loro non obiettare rispetto a questo ritorno al passato rischia di accomunarli
definitivamente a leader e dirigenti a cui la gente che sperava nella svolta
liberal-sussidiaria non può più ragionevolmente
credere.
Dagli esponenti riformisti
dell’Intergruppo del centrosinistra ci si aspettava una inversione di tendenza
rispetto ai gravissimi errori commessi dal loro schieramento nella seconda
repubblica: l’abbandono del garantismo per un appoggio supino al giustizialismo,
connivente con palesi violazioni delle leggi vigenti a riguardo di
intercettazioni telefoniche, carcerazione preventiva e inchieste mosse per fini
politici; il sostegno a un’ideologia vetero-statalista-clientelare e, nello
stesso tempo, l’appoggio a oligopoli privati che hanno depredato i beni dello
Stato con le privatizzazioni; la delega del pensiero a intellettuali sostenitori
della finanziarizzazione dell’economia e dell’aumento della spesa pubblica.
Invece stanno anche loro palesemente appoggiando un sedicente fronte popolare
che in realtà è uno schieramento eterogeneo che continua a proporre i pessimi
contenuti sopra menzionati e rischia quindi di affossare definitivamente il
nostro Paese se finisse per governarlo.
Il quadro è fosco e purtroppo realista:
ma potrebbe non essere troppo tardi per una inversione di tendenza favorita
dagli “intergruppisti” di entrambe la parti. Potrebbe non essere troppo tardi
per opporsi ai politici senza cursus honorum, senza radicamento
popolare, senza nobili ideali; ai giustizialisti; ai fautori della spesa
pubblica clientelare e a quelli del liberismo selvaggio. Decretata la fine del
bipolarismo della seconda Repubblica, rissoso e inconcludente, non è ancora
troppo tardi per costruire insieme programmi che favoriscano libertà,
intrapresa, sussidiarietà e solidarietà nella scuola, nell’università, nella
sanità, nell’assistenza, nel mercato del lavoro, nell’impresa e possono divenire
contenuti di azione di un governo bipartisan. Questo potrebbe voler dire rompere
con parte dei rispettivi gruppi dirigenti, ma meglio perdere la cadrega che la
dignità.