16/09/12

Anche grazie al festival della filosofia, si può notare come i Marxisti stiano tornando un poco alla volta “in auge”. E Don Camillo, a soun mè!


Festival della filosofia. Conferma il fatto che l’uomo in tutti i modi cerca un senso alla vita. Questo si chiama “ Senso religioso “. C’è chi pensa che son tutte pippe. Se al punto di morte ci arriverà cosciente, se le farà anch’egli, quelle “pippe” lì … Il senso della vita. Per quanto mi riguarda l’unica cosa maestra in questo, è la Chiesa. Immagino i soliti retropensieri … 

Eppure fu proprio nostro signore, a dire che le porte dell’inferno non prevarranno su essa. “ “ Non prevarranno “, non, “ non entreranno”. C’è differenza. Potrei scrivere per ore. Ma mi limiterò a far notare come i vari “ISMI”, e presunzioni umane , nonché orgoglio, falliscono sempre. Solo l’affidamento quotidiano a Dio, seguendo la tradizione della Chiesa, salva. Chiaro che è un cammino, nessuno nasce imparato. Se dovessi tirare fuori il Don Camillo che è in me, farei come lui. E prenderei a bastonate chi pensasse che Gesù è una bufala. Poi però dato che ci son passato pure io …

Veniamo al Marxista, che ha fatto notizia:

DIEGO FUSARO A CARPI
Diego Fusaro ovvero Marx e il Capitale incompiuto rispolverato dal giovane filosofo
Ha portato Marx a Carpi, è il relatore più giovane mai ospitato dal Festival e una folla traboccante è accorsa ad ascoltarlo nella tensostruttura di piazzale Re Astolfo, accomodandosi anche dietro...
Ha portato Marx a Carpi, è il relatore più giovane mai ospitato dal Festival e una folla traboccante è accorsa ad ascoltarlo nella tensostruttura di piazzale Re Astolfo, accomodandosi anche dietro banchi della Sagra, la chiesa antistante il palco, pur di captare l'eco dell'enfant prodige. Ieri pomeriggio i riflettori si sono accesi su Diego Fusaro, ricercatore di storia della filosofia, che con dovizia di particolari ed anche un pizzico di nostalgia per «la suadente promessa di felicità a venire» evocata da Il capitale, ma tristemente mai realizzata, ha riportato sulle scene il filosofo, storico, sociologo, ma, soprattutto, il critico dell'economia politica, Carlo Marx. Illustrandone meriti e capacità di profezia della globalizzazione, ma sottolineando anche l'incompiutezza dell'opera principe, Il capitale, appunto. Un'incompiutezza che esorta a riprendere il lavoro interrotto da Marx perché «peggio del comunismo reale c'è solo il mondo di oggi. Un mondo dove il capitalismo non si nomina più, perché tutti siamo capitalismo a prescindere e la merce è la vera protagonista. Un mondo dove gli studenti vengono valutati con un sistema demenziale di debiti e crediti - spiega Fusaro tra applausi scroscianti del pubblico, fra il quale si scorgono parecchi insegnanti - e in cui capitale e merce sono monoteismo del libero mercato». Ma cos'è una merce secondo Marx? È molto di più di una cosa, è un oggetto che diventa soggetto ed è un inganno sociale. Lo si vede nel caso della busta paga, che non è altro che «la forma argentata dei mezzi di sussistenza». Ovvero, non è altro che la trasformazione in denaro di merci che tutti noi, prima o poi, siamo costretti ad acquistare per la nostra sopravvivenza. Quindi, il lavoratore, solo apparentemente viene retribuito sulla base delle ore in cui presta la sua opera. In realtà gli viene restituito il costo dei suoi mezzi di sussistenza. Per questo, la merce è la cellula della società in cui si cela la contraddizione del capitalismo, un incendio che, secondo lo spettro di Marx che aleggia ancora tra noi, non ha cessato di bruciare.

Serena Arbizzi

Personalmente, ‘sto Diego Fusaro, come alcuni dei tanti “compagni” che conosco, mi ricorda costui :

“Due tratti distintivi, due passioni lo dominavano.
I suoi pensieri erano di una chiarezza e d’un equilibrio estremi. Possedeva in misura rara purezza morale e senso della giustizia, era acceso dai più nobili sentimenti.
Ma, per essere uno scienziato che apre nuove vie, alla sua intelligenza mancava il dono del fortuito, la forza che, con scoperte impreviste, viola la sterile armonia del prevedibile. Nello stesso modo, per operare il bene, alla sua coerenza di principi mancava l’incoerenza del cuore, che non conosce casi generali, ma solo il particolare, ed è grande perché agisce nella sfera del piccolo. Strel’nikov, che fin dalla fanciullezza aspirava alle cose più nobili ed elevate, considerava la vita un’immensa arena, dove gli uomini, rispettando onestamente le regole, gareggiano nel raggiungere la perfezione.
Quando si accorse che non è così, non gli venne in mente di aver torto, di aver giudicato in modo troppo schematico l’ordinamento del mondo. Tenendo chiusa dentro di sé per molto tempo l’offesa, cominciò ad accarezzare l’idea di poter erigersi un giorno a giudice fra la vita e l’oscuro elemento che la deforma, di assumerne le difese e farne le vendette.
Le delusioni lo avevano esasperato. La rivoluzione gli fornì le armi.”

Boris Pasternak, Il dottor Zivago








Ai buoni intenditori, poche parole.

Don Boldrillo


1 commento:

  1. Solo il fatto di aver intitolato "festival" una rassegna di filosofia...la dice lunga sulla sua pochezza filosofica! Il tema poi..."la cosa" è un tema di una profondità e di alta cultura. Diciamolo francamente, è stato un "festival del bla, bla, bla..." fa fino parlare di filosofia! Siamo tutti filosofi, ognuno la pensa come vuole, dice la sua... ed ecco che trovi chi ti contraddice e chi invece condivide il tuo pensiero. Il giovane filosofo in piazza Re Astolfo, sè voluto cimentare con C. Marx? Ma dove hanno portato le sue teorie? Alla miseria!

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