06/11/12

Il servizio pubblico delle scuole paritarie. Di Luigi Lamma


Il servizio pubblico delle scuole paritarie
Prova di coraggio
di Luigi Lamma

C'è tanto di più dietro il taglio del nastro di due scuole cattoliche, a Rolo e al Sacro Cuore di Carpi, e all’impegno degli altri istituiti paritari che hanno tenacemente ripreso l’attività dopo il terremoto di maggio. C’è una dose di coraggio tale da rasentare la follia. Se a guidare le scelte dei responsabili fossero criteri puramente economici e il riconoscimento da parte delle istituzioni del loro ruolo sussidiario, il sisma poteva costituire una valida ragione per chiudere i battenti e lasciare allo Stato o ai Comuni l’onere di provvedere al servizio scolastico di centinaia di alunni.
Sul tema della parità scolastica la pubblica amministrazione, centrale e periferica, continua ad essere latitante nonostante si sia ampiamente dimostrato che il sistema delle scuole paritarie produce ogni anno per lo Stato un risparmio di 6 miliardi. Il Centro studi per la scuola cattolica ha raccolto in un dossier informazioni interessanti: nel settembre 2011 ben 605 scuole non hanno riaperto sebbene, a partire dalla legge 62 del 2000, lo Stato si sia impegnato a sostenere le paritarie con uno stanziamento che si è sempre aggirato intorno ai 530 milioni di euro l’anno, contributi poi dimezzati nel 2009 e dilazionati negli anni.

La spesa pubblica per ogni allievo della statale è di 6.635 euro; per un allievo della paritaria, invece, l’erario spende 661 euro. Il risparmio per lo Stato è di 5.974 euro a studente ovvero, in totale, di 6 miliardi e 334 milioni l’anno. Le paritarie sono in tutto 13.500, di cui circa 9 mila cattoliche o di ispirazione cristiana, frequentate da 727 mila studenti, solo le scuole dell’infanzia sono 6.610 istituti con 443 mila allievi.


In epoca di spending review queste analisi dovrebbero scuotere almeno i solerti tecnici ora al Governo e invece si continua a penalizzare la scuola paritaria invocando addirittura, da parte delle fazioni politiche ideologicamente più estreme, il pagamento dell’IMU.


Gran parte delle scuole cattoliche oggi si dibattono in forti difficoltà economiche causate sia dall’aumento dei costi di gestione sia, e questo è un fenomeno dell’ultimo periodo, dall’impossibilità delle famiglie a far fronte alle rette. Un risvolto amaro della crisi che limita di fatto il diritto dei genitori alla libertà di scelta di educazione per i propri figli.

Questo è il punto centrale su cui riflettere. La comunità ecclesiale attraverso diverse forme di gestione, parrocchie, istituti, cooperative di genitori, non porta avanti imprese educative per fini di lucro, dalle scuole non trae risorse per altre finalità, anzi viene piuttosto prosciugata e costretta a provvedere con mille stratagemmi a far fronte a spese e debiti. Per quale motivo? In primo luogo per arricchire il contesto educativo del territorio con una pluralità di opzioni e strettamente collegato a questo obiettivo c’è il riconoscimento del diritto alla libertà di educazione dei figli e della possibilità di scelta dei genitori, sancita dalla Costituzione ma non sempre praticabile. Ecco perché occorre doppiamente ringraziare chi investe energie e risorse nel tenere in vita questo presidio di libertà educativa costituito dalle scuole paritarie. Quando lo capiranno lo Stato e gli ottusi sostenitori del tutto pubblico, speriamo che non sia troppo tardi.

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