06/11/12

Però quella v...a della Gabanelli, quando parla di CL a Report questa non la dice ...

Comincio a dubitare di Report. Dopo la faziosità dimostrata Domenica sera.

Davide Boldrin

FONTE: http://www.repubblica.it/politica/2012/05/02/news/carrn_da_chi_ha_sbagliato_un_umiliazione_per_cl-34320186/

Era il 2 maggio 2012 ... e capirai se qualcuno ne parla...


Cl, il dolore di Carron
"Chi ha sbagliato umilia il movimento"

di DON JULIÁN CARRÓN*CARO Direttore, leggendo in questi giorni i giornali sono stato invaso da un dolore indicibile nel vedere cosa abbiamo fatto della grazia che abbiamo ricevuto. Se il movimento di Comunione e Liberazione è continuamente identificato con l'attrattiva del potere, dei soldi, di stili di vita che nulla hanno a che vedere con quello che abbiamo incontrato, qualche pretesto dobbiamo averlo dato.

E questo sebbene Cl sia estranea a qualunque malversazione e non abbia mai dato vita a un "sistema" di potere. Né valgono le pur legittime considerazioni sulla modalità sconcertante con cui queste notizie vengono diffuse, attraverso una violazione, ormai accettata da tutti, delle procedure e delle garanzie pur previste dalla Costituzione.

L'incontro con don Giussani ha significato per noi la possibilità di scoprire il cristianesimo come una realtà tanto attraente quanto desiderabile. Per questo è una grande umiliazione costatare che a volte per noi non è bastato il fascino dell'inizio per renderci liberi dalla tentazione di una riuscita puramente umana. La nostra presunzione di pensare che quel fascino iniziale bastasse da solo, senza doversi impegnare in una vera sequela di lui, ha portato a conseguenze che ci riempiono di costernazione.

Il fatto che don Giussani ci abbia testimoniato fino alla morte che cosa può essere la vita quando essa è afferrata da Cristo mostra che non manca nulla alla sua proposta cristiana. Tanti che lo hanno conosciuto confermano quello di cui noi, suoi figli, 

abbiamo potuto godere in una convivenza più o meno stretta con lui: che la sua persona traboccava Cristo. Questa convinzione ci ha portato a chiedere l'apertura della causa di canonizzazione, certi del bene che è stato ed è don Giussani per la Chiesa, per rispondere alle sfide che il cristianesimo ha oggi davanti a sé.

Chiediamo perdono se abbiamo recato danno alla memoria di don Giussani con la nostra superficialitàe mancanza di sequela. Spetterà ai giudici determinare se alcuni errori commessi da taluni costituiscano anche reati. D'altra parte, ciascuno potrà giudicare se, tra tanti sbagli, siamo riusciti a dare un qualche contributo al bene comune.

Quando un membro soffre, tutto il corpo soffre con lui, ci ha insegnato san Paolo. Noi, i membri di questo corpo che è Comunione e Liberazione, soffriamo con coloro che sono alla ribalta dei media, memori della nostra debolezza per non essere stati abbastanza testimoni nei loro confronti; e questo ci rende più consapevoli del bisogno che abbiamo anche noi della misericordia di Cristo.

Tuttavia, con la stessa lealtà con cui riconosciamo i nostri sbagli, dobbiamo anche ammettere che non possiamo strappare via dalle fibre del nostro essere l'incontro che abbiamo fatto e che ci ha plasmato per sempre. Tutto il male nostro e dei nostri amici non riesce a cancellare la passione per Cristo che l'incontro con il carisma di don Giussani ci ha inoculato. La febbre di vita che lui ci ha comunicato è così grande che nessun limite riesce a eliminare e ci consente di guardare tutto il nostro male senza legittimarlo o giustificarlo.

L'avvenimento dell'incontro con Cristo ci ha segnato così potentemente che ci consente di ricominciare sempre, dopo qualsiasi errore, più umili e più consapevoli della nostra debolezza. Come il popolo di Israele, possiamo essere spogliati di tutto, andare perfino in esilio, ma Cristo, che ci ha affascinato, rimane per sempre.

Non è sconfitto dalle nostre sconfitte. Come gli israeliti, dovremo imparare a essere coscienti della nostra incapacità a salvarci da soli, dovremo imparare da capo quello che pensavamo già di sapere, ma nessuno ci può strappare di dosso la certezza che la misericordia di Dio è eterna. In quante occasioni ci siamo commossi sentendo don Giussani parlare del "sì" di Pietro dopo il suo rinnegamento.

Per questo non abbiamo altra lettura di questi fatti se non che essi sono un potente richiamo alla purificazione, alla conversione a Colui che ci ha affascinato. È Lui, la sua presenza, il suo instancabile bussare alla porta della nostra dimenticanza, della nostra distrazione che ridesta in noi ancora di più il desiderio di essere suoi. Speriamo che il Signore ci dia la grazia di rispondere con semplicità di cuore a tale chiamata. Sarà il modo migliore di testimoniare che la grazia data a don Giussani è molto più di quanto noi, suoi figli, riusciamo a mostrare.

Solo così potremo essere nel mondo una presenza diversa, come tanti tra noi già testimoniano nei loro ambienti di lavoro, in università, nella vita sociale e in politica o con gli amici, per il desiderio che la fede non sia ridotta al privato. Lo sa bene chi ci incontra: resta così colpito che gli viene voglia di partecipare a quello che è stato dato a noi. Per questo dobbiamo continuamente riconoscere che "presenza" non è sinonimo di potere o di egemonia, ma di testimonianza, cioè di una diversità umana che nasce dal "potere" di Cristo di rispondere alle esigenze inesauribili del cuore dell'uomo. E dovremo ammettere che quello che cambia la storia è quello che cambia il cuore dell'uomo, come ciascuno di noi sa per propria esperienza. Questa novità la potremo vivere e testimoniare solamente se ci mettiamo alla sequela di don Giussani, verificando la fede nell'esperienza, tanto egli era persuaso che solo se la fede è una esperienza presente e trova conferma in essa della sua utilità per la vita, potrà resistere in un mondo in cui tutto, tutto dice l'opposto.

Abbiamo ancora un lungo cammino davanti e siamo felici di poterlo percorrere.
*l'autore è presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione
(02 maggio 2012)

(02 maggio 2012)


2 commenti:

  1. Caro B., non dubitare ma sii certo. La G.lli sa fare la giornalista e scovare le persone che possono fare notizia.
    Sa anche dare un certo taglio alle cose, presentarle con maestria.
    Il tutto però al servizio della sua idea preconcetta.
    Di questo ci si accorge quando lei tratta di un argomento che si conosce bene.
    Ma fino a quel momento lì la Gaba sembra il non plus ultra del giornalismo d'indagine.

    Questo mi si rese evidente in una puntata in cui trattava della pena di morte.
    Dalla puntata venuva fuori che Iran, Cina, Usa e ...tieniti forte... Vaticano sono in fondo la stessa cosa in quanto nessuna delle loro leggi vieta la pena di morte in ogni caso (cosa non si escogita per poter comunque parlar male del Papa!!!!).
    Evidentemente Giovanni Paolo II non era cattolico, quando prima dell'esecuzione di un condannato a morte negli Stati Uniti invocava ogni volta la concessione della grazia( e la Repubblica -che pur di parlar male dell'America usava anche del Papa- lo scriveva in prima pagina).
    Insomma: la Gaba- che scova tante notizie che non si trovano da nessuna altra parte e perciò va seguita - nel preparare il minestrone ci mette anche la sua ideologia stravolgendo il senso delle cose fino all'idea Papa forcaiolo che mal si addice ad esempio al GP II.
    Ciao.

    P.S.: Un' altra bella troiata è stata la recente puntata sulla Cassa Depositi e Prestiti.

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  2. Proprio così: " Sa anche dare un certo taglio alle cose, presentarle con maestria.
    Il tutto però al servizio della sua idea preconcetta.
    Di questo ci si accorge quando lei tratta di un argomento che si conosce bene."

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