17/03/13

Legge E.R. 55 del 19 dicembre 2012 ( Fusione dei comuni ....). Troppo sottovalutata, a mio avviso.

Per farsi un'idea:


Prima Savignano e San Mauro Pascoli.
Poi gli altri. Tutte le fusioni in Emilia


http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/politica/2013/12-marzo-2013/prima-savignano-san-mauro-pascoli-poi-altri-tutte-fusioni-emilia-212148665031.shtml



Poi ( www.voce.it ) :

4 Gennaio 2013:

Verso il Comune unico non eletto dal popolo - La proposta di legge regionale 
Carpi - ­Tutta l'operazione di riordino delle Province contenuta nel decreto legge n. 95/2012 noto come Spending review, come si sa è stata congelata dalla crisi di Governo e chissà quando ritornerà nelle aule parlamentari. Ma visto il modo in cui la Regione Emilia Romagna si apprestava a tradurla in un proprio progetto di legge, verrebbe da dire che è meglio così. Almeno per quel che riguarda la complicata questione delle Unioni dei Comuni che, nelle intenzioni del legislatore regionale, verrebbero confermate nella loro natura di enti di seconda nomina, pur diventando dei veri e propri nuovi Enti locali, risultanti dalla fusione dei Comuni che le hanno generate.

Ma andiamo con ordine.

La Giunta dell'Emilia Romagna ha preso i decreti legislativi Salva Italia del 2011 e sulla Spending review di quest'anno e vi ha imbastito su il proprio progetto di legge "Misure per assicurare il governo territoriale delle funzioni amministrative, eccetera". Il progetto comprende 32 articoli, ma quelli che interessano più da vicino Carpi e i Comuni limitrofi si ritrovano al Titolo II "Individuazione degli ambiti territoriali ottimali e norme sull'esercizio associato delle funzioni comunali".

Gran parte del titolo è dedicata alle Comunità montane, ma quando si arriva all'Unione dei Comuni è difficile non fare un salto sulla sedia, leggendo, all'articolo 22, che "...il conferimento delle funzioni comunali alle Unioni comporta che le funzioni che la legge attribuisce ai Sindaci, ivi inclusa la sottoscrizione di accordi di programma e altri accordi, sono esercitate dal Presidente dell'Unione, salvo quelle spettanti al Sindaco quale ufficiale di governo". Altro salto al seguente passaggio dello stesso articolo: "I compiti e le funzioni che per legge spettano ai Consigli comunali sono esercitati, in caso di conferimento all'Unione, dal Consiglio dell'Unione, fatto salvo il rispetto degli indirizzi impartiti dai Consigli comunali. Le funzioni della Giunta comunale sono esercitate, in caso di conferimento, dalla Giunta dell'ente associativo".

Non si comprenderebbero completamente le conseguenze di simili formulazioni, se non si ricordasse che lo spirito dell'intero progetto di legge, per quanto riguarda le Unioni, è riassunto in un preciso comma dell'articolo 3: "La Regione incentiva la costituzione delle Unioni di Comuni in luogo delle convenzioni e promuove in via prioritaria i processi di fusione", mentre più oltre si legge che, al contrario, "...non sono incentivate le mere convenzioni e associazioni intercomunali".

Avete letto bene: fusione. ( N.d.Boldrin: Ma fusione NON DEMOCRATICA !)Mai prima d'ora la Giunta regionale ne aveva parlato così esplicitamente, visto che in precedenti testi di legge il termine era stato limitato ai processi di integrazione fra i Comuni più piccoli.


La fusione senza più ordini di grandezza sgombra invece il campo da ogni ambiguità: i Comuni sono incoraggiati a intraprendere il cammino del Comune unico, punto e basta. Questo Comune unico finirà per esautorare completamente i Sindaci ai quali resteranno solo i poteri da ufficiali di governo (atti relativi all'ordine pubblico, alla pubblica sicurezza e alla polizia giudiziaria, adempimenti per la leva militare e la statistica, tenuta dei registri di Stato civile). E mentre il vero Sindaco, quello "politico" che amministra e governa il territorio, sarà impersonato dal Presidente dell'Unione, gli attuali Sindaci si trasformeranno in una sorta di prefetti in sedicesimo. La stessa cosa avverrà per i Consigli e le Giunte comunali, i cui poteri - almeno negli intenti della Regione Emilia Romagna - verranno esercitati dal Consiglio e dalla Giunta dell'Unione. Se il testo restasse questo, lo svuotamento degli organi elettivi - Sindaco e Consiglio - sarebbe totale e, verrebbe da aggiungere, decisamente anticostituzionale, visto che i cittadini verrebbero chiamati a votare per degli alias, delle ombre, delle semplici parvenze di potere. Tutto questo trova peraltro una giustificazione nel Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali del 2000, che la Regione richiama e dove si legge che gli Statuti delle Unioni debbono prevedere che gli organi "...siano formati dai componenti delle Giunte e dei Consigli dei comuni associati, garantendo la rappresentanza delle minoranze".
Nel contempo, lo stesso Testo unico mantiene l'istituto dell'elezione del Sindaco e del Consiglio comunale. Solo che, aprendo alle Unioni nel modo inteso dall'Emilia Romagna i cittadini andranno a eleggere dei gusci vuoti.
Che cosa ci voleva a trasferire invece l'eleggibilità popolare al nuovo ente Unione? Perché ostinarsi a ritenerlo di seconda nomina? Un bel guazzabuglio: così vanno le cose quando i cambiamenti nell'organizzazione dello Stato vengono introdotti solo per tagliare delle spese e non in base a un disegno organico di riforma.


Voce del 7 Febbraio 2013:

ISTITUZIONI 
Fusione nelle Unioni: la Regione fa dietro front 

Carpi - Una postilla, una piccola aggiunta al comma C dell'articolo 3. Ed ecco che i "processi di fusione" fra Comuni che la Giunta regionale dichiarava di voler promuovere con la propria proposta di legge sul riordino del governo territoriale, al momento della trasformazione in legge 55 del 19 dicembre 2012 sono diventati "processi di fusione considerati quali il massimo livello raggiungibile di riorganizzazione amministrativa". 
L'Assemblea legislativa regionale, insomma, ci ha ripensato: intanto si incentiveranno le Unioni; la loro trasformazione in Comune unico prevista nella precedente stesura, invece, è tornata a essere tutt'al più un traguardo lontano. La legge ha potuto così essere votata, con l'astensione delle minoranze. E il Consiglio comunale di Carpi sarà chiamato a deliberare, giovedì 7, l'Ambito territoriale ottimale previsto, cioè né più né meno l'attuale Unione Terre d'Argine alla quale verrà trtasferita anche la Protezione civile. 
Un blog un po' sgangherato, ma anche attento, ( N.D.R.: chissà chi è ...) che imperversa da Novi ha parlato in proposito di "colpo di Regione", metafora di "colpo di Stato". Il colpo, per la verità, sarebbe stato quello di procedere davvero con le fusioni previste nella prima stesura, con le quali si prevedeva che il conferimento dei poteri dei Comuni alle Unioni comportasse lo svuotamento di quelli di Sindaci, Consigli comunali e Giunte, trasferiti al Presidente, al Consiglio e alla Giunta dell'Unione. Sarebbe stata probabilmente anche la soluzione migliore, se non fosse che la proposta originaria non prevedeva anche una riforma della rappresentanza, nel senso dell'eleggibilità diretta dei nuovi organi unitari, relegati ancora a enti di seconda nomina. 
Accortasi forse del problema, la Giunta regionale ha fatto un passo indietro. E' sparito l'articolo 22 ("Effetti sugli organi del conferimento di funzioni alle Unioni") sostituito da un altro, piuttosto fumoso, in cui si rinvia allo Statuto dell'Ente la disciplina dei casi "...in cui gli organi si riuniscono con modalità di astensione obbligatoria per i Comuni non interessati alla decisione". E si è introdotto un comma in cui si dice che lo Statuto dell'Unione "...garantisce adeguate forme di partecipazione e controllo degli amministratori dei Comuni aderenti, con riguardo alle funzioni trasferite". Tutto qui. 
Il bello è che al Capo IV della legge le fusioni, espulse nella nuova stesura, ritornano come "Incentivi per le gestioni associate e fusioni di Comuni". 
Se ne desume che in fatto di Unioni tutto resta come prima e non si capisce che bisogno ci fosse, in assenza di una riforma nazionale delle autonomie, di una nuova legge regionale. Per di più fatta con i piedi.



Quindi, torniamo al punto di partenza....:

http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/politica/2013/12-marzo-2013/prima-savignano-san-mauro-pascoli-poi-altri-tutte-fusioni-emilia-212148665031.shtml


Non mi dilungherò, personalmente. Solo una domanda: A quando, la fusione Carpi, Novi, e Soliera ?
Campogalliano sta bene con Modena.


Davide Boldrin

1 commento:

  1. Fonte: www.lanuovaprimapagina.it del 16 marzo 2013:

    Hanno incontrato il prefetto Benedetto Basile gli esponenti del Pdl in Provincia Luca Ghelfi e Bruno Rinaldi per chiedere chiarimenti sul futuro del Frignano e, in particolare, sulle decisioni prese dai commissari di Serramazzoni e Polinago. «E’ stato un incontro cordiale e chiarificatorio quello che si è svolto ieri mattina insieme al prefetto e al suo vice - spiega Luca Ghelfi, portavoce del Pdl modenese - Abbiamo chiesto chiarimenti sull’Unione del Frignano a 10 come sembra profilarsi dopo il parere positivo dei due commissari di Serramazzoni e Polinago. Il prefetto ci ha spiegato, con cortesia, che la Regione, in caso di mancato pronunciamento, avrebbe applicato il principio del silenzio assenso, di fatto ottenendo lo stesso risultato. Il prefetto ha poi dato la sua disponibilità per altri chiarimenti sulla questione ». Una risposta, quella del prefetto, che ha fatto luce su una questione che, invece, di tranquillizzare il Pdl, ha fatto sorgere un altro problema. «Si tratta a questo punto - spiega il responsabile Enti locali del Pdl di Modena, Bruno Rinaldi - di un problema squisitamente politico che ha a che vedere col fatto che il voto in certe aree della provincia è favorevole al centro destra». Una posizione su cui concorda Ghelfi. «Il Partito Democratico di fatto vuole egemonizzare il Frignano - commenta il portavoce - rifiutando di vedere qual è il vero interesse del territorio, ovvero un accorpamento che deve tenere conto delle differenze che non sono dettate dalla politica, ma dalla natura. Una natura che invece il Pd vuole piegare alle sue logiche di potere». Gli esponenti del Pdl insistono poi sulle differenze e sulle diverse necessità esistenti tra i Comuni dell’alto e del basso Frignano, questione sollevata dai sindaci di Montecreto, Sestola e Fiumalbo. «Pavullo e Montecreto hanno esigenze diverse - conclude Rinaldi - E le due unioni avrebbero tenuto conto di questo, pur rispondendo alla sacrosanta esigenza di ottimizzare e unificare alcune funzioni. Ora la battaglia si sposta sul piano della politica». A questo punto non resta che attendere la decisione finale della Regione per capire quale sarà il futuro del Frignano.

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