di Florio Magnanini
Carpi – E’ sempre così, al
Consiglio dell’Unione: qualunque sia l’argomento in discussione;
qualunque provvedimento venga sottoposto al voto dei Consiglieri
provenienti dai Comuni di Carpi, Novi, Campogalliano e Soliera, alla
fine si arriva sempre al problema dei problemi: ma che cos’è
questa Unione? C’è insomma un permanente complesso identitario
dell’ente formalmente istituito il 29 maggio 2006, un perenne
interrogarsi sul “chi siamo e dove andiamo” che non poteva non
manifestarsi anche nel settimo anno, quello al quale si attribuisce
di solito il potere di mettere in crisi le unioni.
Lo spunto, questa volta, l’ha fornito
il rendiconto 2012 offerto alla discussione del consesso il 10 aprile
ascorso dal presidente Giuseppe Schena. E già la panoramica
dei seggi presidiati solo per 15 dei 30 posti e quasi esclusivamente
dalla maggioranza mentre delle minoranze non si riuscivano a contare
più di 4 o 5 presenti, dava un’idea del paradosso che attraversa
un Ente che quanti più poteri accumula, tanto meno sembra calamitare
l’interesse dei suoi stessi organi dirigenti. All’opposto, è
raro registrare defezioni così massicce nei singoli Consigli
comunali, peraltro sempre più svuotati delle loro competenze. Che
questo voglia dire qualche cosa?
***
Note non troppo negative, venendo al
merito del consuntivo, sono comunque echeggiate l’altra sera
nell’aula consiliare: “Dicemmo allora – ha introdotto Schena,
riferendosi all’ultimo assestamento di novembre – che il
consuntivo sarebbe stato molto diverso, a causa delle ricadute
finanziarie del terremoto. E invece – ha sottolineato –
nonostante lo shock il bilancio si presenta in equilibrio”. Il
concetto di equilibrio non è solo una valutazione politica, ma viene
dritto dritto dai numeri. L’esercizio si chiude infatti con un
avanzo di 1,347 milioni di euro, che deriva dalla differenza
algebrica tra minori spese per 12,233 milioni e da minori entrate per
10,886. Va da sé che il fattore condizionante è stato per entrambe
le voci il terremoto, che ha comportato risparmi sulla gestione, per
esempio, di scuole e centri estivi, ma nel contempo ha richiesto uno
sforzo cospicuo sul fronte dei Servizi sociali e della Polizia
locale.
L’avanzo è composto per 617 mila
euro dalla gestione di competenza e per 730 mila dai residui.
Togliendo dunque dall’avanzo di competenza 2012 i 515 mila euro di
quello applicato nel 2011, restano 101 mila euro, quasi tutti
derivanti dall’eliminazione del fondo svalutazione crediti. Ecco
perché si parla in “equilibrio” fra entrate e spese complessive
(correnti più investimenti), per un bilancio da 44 milioni di euro.
Nella parte corrente, la voce
“entrate”, pari a 39,663 milioni, è costituita per quasi l’80
per cento dai trasferimenti dai Comuni e per il 13 per cento circa
dai proventi delle attività educative e scolastiche. E nella spesa
corrente la parte del leone la fanno invece quella per i servizi (41
per cento) e per il personale, che incide per il 38 per cento. “I
raffronti – ha ammonito Schena – occorre farli comunque per
periodi paragonabili, considerando, per esempio, il passaggio
all’Unione dei Servizi sociali avvenuto nel 2011. Tenendo conto di
questo – ha aggiunto – si evidenzia la sostanziale tenuta nella
spesa per servizi e personale, il che conferma che l’Unione spende
esattamente quel che spendevano i Comuni”.
Il che, pur con il terremoto di mezzo,
non è esattamente quel che ci si aspetterebbe dall’Unione, vista
la quantità di enunciazioni del termine “sinergie” che sempre
accompagna ogni considerazione sull’Ente.
***
Il Presidente ha anche risposto a
quesiti e richieste di chiarimento. Precisando per esempio che il
basso livello di indebitamento (1,81 per cento) si spiega con i pochi
investimenti effettuati nel corso dell’esercizio (poco più di 1
mlione di euro); che i pagamenti dei debiti alle aziende fornitrici –
mancando ancora il bilancio preventivo – avviene per dodicesimi; e
che non sono stati sospesi i pagamenti per edilizia scoalstica o
attrezzature impiantistiche, perché l’Unione non è soggetta al
patto di stabilità al quale debbono invece sosttostare i Comuni.
Le considerazioni più critiche sono
arrivate da Filippo Rossi, consigliere della Lega Nord di
Campogalliano, che ha rilevato la contrazione delle percentuale di
copertura delle spese per i servizi a domanda individuale per effetto
della crisi. Nel produrre indicatori Isee più bassi, secondo il
Consigliere la situazione economica di tante famiglie dovrebbe
indurre a razionalizzare la spesa per incidere meno sull’utenza:
“Occorre non dare per certi determinati servizi – ha poi aggiunto
–, ma solo quelli necessari, fornendoli a minor costo”. E,
nell’affermare che nessun nuovo servizio dovrebbe essere trasferito
all’Unione prima di un referendum sul Comune unico, ha aperto le
cateratte della discussione identitaria, di cui si diceva in
apertura, nella quale sono intervenuti anche Marco Bagnoli e
lo stesso Schena, per negare che al Comune unico si possa arrivare
per referendum. Fortuna ha voluto che il tifo juventino, pare
condiviso da Schena e dal dirimpettaio leghista, visto
l’approssimarsi dell’inizio della partita di Champions con il
Bayern, abbia indotto a chiuder rapidamente la discussione. Lasciando
il solo Paolo Zironi, del Pd, ad argomentare “…che
dobbiamo uscire da questa situazione di crisi per aumentare le
disponibilità delle famiglie”. Parole sante.
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