15/03/14

Fusione Carpi Novi Campogalliano Soliera ( e pure Correggio... ? ), o dipartimenti alla francese ? Per far ciò, è comunque necessario uno studio di fattibilità. Per cui ...

...bocciarlo a priori, è solamente un "puntiglio" sullo stile del "tanto peggio, tanto meglio". Mica si vorrà riconoscere alle opposizioni un merito di fondo....:

Un tuffo nel passato ... ( per la precisione, Agosto 2011 ) :


L'analisi di Florio Magnanini, direttore di VOCE - www.voce.it


Comune unico? Meglio l’azienda amministrativa

di Florio Magnanini

Dal vivace confronto che si è aperto sull’Unione delle Terre d’Argine una cosa emerge con chiarezza: andare verso l’unificazione effettiva non è solo la cosa più logica, ma anche quella istituzionalmente più giusta e corretta dal punto di vista della rappresentanza politica. L’Unione ha raggiunto infatti da sola i 400 dipendenti, contro i 600 che sommano i quattro Comuni; amministra una spesa corrente che nel 2011 raggiungerà i 42 milioni di euro, tre soli meno di quella del Comune di Carpi; e, dopo l’Istruzione, la Polizia municipale, il Centro elaborazione dati e i Servizi sociali, sta per ricevere anche la delega del Personale, come dimostra il recente incarico attribuito al nuovo dirigente Enrico Piva. E’ poi auspicabile – come sostengono molti osservatori – che riceva presto anche quesi poteri in materia di pianificazione territoriale che sarebbe forse stato giusto attribuire per primi e non da ultimi all’“area vasta” amministrata dall’Unione.
Ecco, un organismo siffatto, con queste dimensioni, mezzi e dotazione di personale non può restare un ente di seconda nomina, eletto cioè non dai cittadini, bensì da Consigli comunali sempre più poveri di competenze.
In politica, tuttavia, non sempre le cose che paiono più logiche e sacrosante riescono per questo a imporsi. E nel caso dell’Unione gli ostacoli che emergono sono soprattutto due. Il primo: manca un disegno generale di riforma dello Stato e delle autonomie. In sua assenza, come si è visto con il dibattito sull’utilità o meno delle Province, è difficile stabilire natura e compiti di un ente che non è più il Comune, ma non è ancora la Provincia. Il famoso “ente intermedio” è di là da venire, insomma, nei programmi del legislatore che si è fermato, per ora, alla sua funzione di sostituire solo i Comuni di piccolissime dimensioni.
Il secondo ostacolo è invece rappresentato dal timore che tutti i partiti politici, soprattutto i maggiori, hanno della reazione dei “campanili” all’idea del Comune unico. Esemplare, in proposito, è l’appello della Lega Nord a un referendum che, nella situazione attuale, sarebbe un plebiscito di “no” alla sola idea di unificare le funzioni amministrative a Carpi. Per la stessa ragione appare in difficoltà il Pd, sempre nebuloso quando gli si chiede di spiegare che cosa ci sia in fondo al percorso dell’Unione, mentre il Pdl si è convertito decisamente all’idea, dovendo forse tollerarne in misura minore i contraccolpi in termini di consenso.
Così, evidentemente, non se ne esce. Vale allora la pena indicare due azioni che, almeno in sede locale, potrebbero accelerare un processo che è nello stato delle cose, richiesto anche dalle disastrose condizioni della finanza locale.
Intanto, se si è convinti che l’unificazione è uno sbocco inevitabile e servirà a razionalizzare costi e garantire efficienza, occorrerebbe mettere altrettanta convinzione nella ricerca di un accordo bipartisan fra tutte le forze politiche di tutti e quattro i Comuni. I “campanili” danno popolarità, ma non fanno procedere di un passo il processo: nessuno, dunque, dovrebbe essere lasciato lì a farsene portavoce in cerca di una facile visibilità, come ha già cominciato a fare l’esponente leghista di Campogalliano.
Secondo: si dovrebbe separare nettamente, anche nelle definizioni, quel che è azienda amministrativa da tutto quanto ricorda la simbologia comunale. Il segnale dovrebbe partire da una nomeclatura del tutto diversa: Unione, appunto, che non cancella le singole unità ma le coordina per la massima efficienza, con un Presidente (non più un Sindaco), un Governo dell’Unione (non più una Giunta), dei Delegati (non più degli Assessori), un Parlamento dell’Unione (non più un Consiglio). E’ la filosofia delle contee anglosassoni o dei dipartimenti francesi: la trama amministrativa stesa sul territorio dovrebbe avere vita autonoma rispetto a quella culturale, alle tradizioni e alle appartenenze che continuerrebbero invece a fare riferimento all’immaginario comunale per tutti quel che concerne nomi delle località, municipio e sedi, stemma, gonfalone, ricorrenze. Va da sé che razionalizzare gli uffici non dovrà alimentare quella che nella sanità è diventata la “sindrome di Baggiovara”, ovvero il sospetto che dall’unificazione vi sia qualcuno che trae vantaggi e altri che li perdono. E’ qui, nel saper unire senza sguarnire, che si gioca la scommessa principale. Nella dimensione amministrativa l’Unione dovrà puntare all’efficienza ramificata sul territorio; in quella simbolico culturale ogni Comune resterà come presidio di identità. Nessuno deve pensare di far nascere una nuova cittadinanza delle Terre d’Argine: l’Unione serve solo per amministrare al meglio i cittadini di quattro diverse località.
Non dovrebbe essere difficile, prima di arrivare all’ente unificato e alla relativa elezione, raccogliere in un protocollo i diversi punti e procedere a una riforma sostanziale della macchina amministrativa in chiave di integrazione territoriale. E se si alzerà  qualche Filippo Rossi a rivendicare altre appartenenze a dispetto di eventuali migliori servizi apprestati con l’Unione, dimostrando di rappresentare la maggioranza dei suoi concittadini, gli si può sempre dire di accomodarsi a Modena. Lui e Campogalliano.



...P.s. al direttore di VOCE, Florio Magnanini: Non è vero che Boldrin non perdona. Semplicemente, non dimentica....

Davide Boldrin

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