02/09/17

AIMAG: referendum del 10 settembre 2017. Perché tutti i carpigiani dovrebbero andarci, a votare.




Premessa: Alcuni amici carpigiani, che della politica interessa poco, ma che hanno comunque l'attenzione sulle faccende, mi avrebbero detto più o meno così: " fai sempre tanto baccano, e su quella roba li, che ci si vuol fare un'idea, niente ? " Comunque, ora scrivo meno sul blog per, diciamo, ragioni politiche locali. Con il tempo spiegherò meglio. 

Io ovviamente consiglio di votare " SI " al quesito. Ma prese di posizione esplicite, le scriverò sabato prossimo proprio a cavallo della tornata elettorale.

Ora per chi vuole farsi un'idea, riporterò un paio di osservazioni da giornali locali, che sarà opportuno leggere. 

Per quanto concerno il titolo del post " Perché tutti i carpigiani dovrebbero andarci, a votare  ", con i miei tradizionali metodi, vorrei far notare una cosa. Di rifiuti, uno ne produce no ? Poi ci sarà chi è allacciato all'acquedotto, no ? Ecco, si pensi a quando si tira lo sciacquone del WC. In quel momento si usa acqua, gestita da un'azienda municipalizzata, della quale è socio il comune ( al momento ...) di appartenenza, che appunto si chiama " COMUNE " ( di tutti, cioè ), e che piaccia o no, volenti o nolenti, la faccenda riguarda la propria quotidianità. Il vero problema è che negli anni questa cosa si è dimenticata. Personalmente, credo che negli anni '50, non fosse così. Spero di aver trasmesso in modo idoneo, la mia osservazione. 

Ora riportiamo qualcosina: 


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"La domanda non è con chi aggregarsi, bensì, 
perché fondersi ? "  FONTE: TEMPO 


Una Sala Congressi a dir poco infuocata - e non solo a causa dell’aria condizionata fuori uso - ha ospitato ieri sera il faccia a faccia tra gli esponenti del Comitato Acqua Pubblica e il sindaco di Carpi Alberto Bellelli: un incontro pubblico da tempo atteso e nel quale la cittadinanza - compresi numerosi giovanissimi - ha partecipato in modo massiccio per cercare di comprendere maggiormente quali potenziali scenari si profilano per Aimag e quale sia il senso del quesito referendario del 10 settembre. A dare il La alle danze è stato il portavoce del Comitato, Roberto Galantini, il quale ha sottolineato come “da dieci anni il proposito della politica locale sia quello di vendere Aimag. Un processo iniziato nel 2007 con la vendita, deliberata dai comuni soci, del 25% delle quote della nostra municipalizzata a Hera. Un’operazione che il presidente della grande multiutility - che ha inglobato le ex-aziende municipalizzate di Modena, Bologna, Ferrara, tutta la Romagna, ed altre nelle Marche e nel Nord-Est - definì, senza alcuna smentita: il primo passo per ottenere Aimag”. Una fusione o aggregazione con Hera però, avverte Galantini,  avrebbe conseguenze nefaste:  “dall’aumento delle tariffe al peggioramento dei servizi erogati, alla perdita di controllo di gestione degli investimenti da parte dei sindaci (a partire dal Piano di sostituzione delle tubature in cemento amianto). Queste aggregazioni rappresentano una fregatura e sono strade senza ritorno”. A dargli man forte anche l’esperto Roberto Fazioli, professore associato di Economia delle Public Utilities e Finanza degli Enti Locali all’Università di Ferrara presso il Dipartimento di Economia e Management: “in Italia siamo stati abbindolati dall’idea che le aggregazioni siano operazioni vincenti. Quando i sindaci perdono le leve di governo diretto, in realtà iniziano i problemi. Aggregarsi è una scelta irreversibile dalla quale non si può fare marcia indietro. La domanda dunque non è con chi aggregarsi bensì, perché fondersi? Le municipalizzate rappresentavano l’ossatura industriale del nostro Paese: che fine hanno fatto oggi i gruppi italiani? O sono morti o sono stati assorbiti! Ricordiamo che quando l’obiettivo è massimizzare il profitto, le istanze del territorio scompaiono! A dirlo è il buon senso contadino applicato”. La Regione commissionò una ricerca nel 2006 all'Istituto Cattaneo sulla qualità dei servizi locali in Emilia-Romagna e in tutte le classi di qualità ed efficienza primeggiarono Aimag e Soelia (società di proprietà del Comune di Argenta): “se manteniamo un’azienda pubblica - prosegue Fazioli - è perché vogliamo che gli utili siano rinvestiti sul territorio e questo innalza l’indice di gradimento dell’utenza. E’ un fatto. Mi domando: se Aimag ha un bilancio sano e solido, in soldoni, se va bene, perché venderla? Siete mai stati in Alto-Adige? Avete mai visto che razza di scuole, piscine o altre infrastrutture comunali modernissime ci sono? Ebbene in Alto-Adige i servizi locali sono gestiti da Stadtwerke (aziende municipali) e non si sognano nemmeno di venderle o aggregarle a chissà chi. In Germania, in Danimarca, in Scandinavia, come fanno a fare gli investimenti e a rispettare i parametri di Maastricht? Tutti gli investimenti locali vengono fatti da aziende locali, fuori dalle logiche di privatizzazione e fuori anche dai patti di stabilità. Non è una questione di Dna, sarebbe razzista anche solo pensarlo, non trovate? Si tratta in realtà di strumenti più efficaci”.  Fazioli smonta poi il paradigma secondo cui per arrivare preparati e competitivi alla gara per la gestione della rete del gas, le aziende si debbano aggregare: “le gare di fornitura di gas alle pubbliche amministrazioni non sono mai state vinte dalle grandi multiutility, basta controllare il sito di Consip. Il più grande fornitore di gas della pubblica amministrazione italiana nel 2016 è SoEnergy, una piccola società interamente di proprietà del Comune di Argenta. Le grandi multiutility primeggiano solo laddove non c'è mercato, cioè in servizi come acqua e rifiuti che sono dei monopoli naturali, o dove le acquisizioni non sono decise dal mercato, ma dalla politica”. Le gare, per Fazioli, sarebbero un pretesto usato per convincere molti comuni a rinunciare alla propria azienda. “Le municipalizzate rappresentano una forma di autogoverno dei territori e questo è un valore in sè. Pensateci bene prima di rinunciare a uno strumento di governo e alla molteplicità”. La possibilità che Aimag perda la gara del gas, per Galantini, “non costituirebbe comunque una catastrofe, poiché la multiutility riceverebbe come indennizzo dal vincitore oltre 100 milioni di euro da utilizzare per rafforzare altri asset. Noi, lo ribadiamo, non vogliamo che Aimag scompaia, fagocitata da Hera, ma siamo aperti a ogni altro tipo di collaborazione che non prevede la compravendita di azioni e il conseguente spostamento del centro di potere”. A “demolire la vulgata comune secondo cui grande è bello perché crea economie di scala” è stato Francesco Fantuzzi, Consigliere Mag6 Società Cooperativa, attivista di Reggio città aperta, Comitato ABC e Laboratorio Arsave, piccolo azionista Iren. “Malgrado Aimag sia circa venti volte più piccola di Hera, produce proporzionalmente molti più utili ed effettua maggiori investimenti.  Dati che fanno piazza pulita della narrazione propagandata in questi anni per sostenere che la consegna del servizio idrico e dei principali servizi pubblici alla grandi aziende multiservizio sarebbero la soluzione magica con cui coniugare interessi generali ed efficienza del sistema, in un quadro di risorse scarso”. E nel dare l’ultima stoccata a una delle quattro sorelle (ovvero le quattro principali multiutility italiane Iren, A2A, Hera e Acea), Fantuzzi non fa sconti: “non nascondiamoci poi dietro alla falsa illusione che Hera sia pubblica. Il 30 giugno 2017 i soci hanno firmato un patto che prevede che nel 2018 l’azionariato pubblico scenderà al 38% e oggi ammonta al 49%. Già ora in Hera non c’è più una maggioranza pubblica! Una vera e propria Stalingrado dei beni comuni”. Puntuale è poi arrivata la risposta del sindaco Bellelli, più volte interrotto dai presenti in sala, il quale, pur ammettendo “la passata volontà politica di creare una multiutility regionale”, ha più volte ribadito come “nulla sia già stato definito. Se l’obiettivo è fonderci con Hera perché avremmo chiesto una riflessione aggiuntiva a tutti i setti soggetti che hanno presentato una manifestazione di interesse su Aimag? Sarebbe come se un promesso sposo prima di convolare a nozze chiedesse di uscire a tutti i precedenti fidanzati della futura moglie. (ndr - Tra il pubblico una signora ha obiettato: “Perché no?” tra l'ilarità generale).Di fronte ai sindaci rappresentanti del Patto di sindacato si aprono scenari molto diversi che necessitano di essere valutati con attenzione e senza alcuna accelerazione perché Aimag è un patrimonio di tutti e in quanto tale va salvaguardato”. Il primo cittadino ha poi sottolineato con forza gli obiettivi imprescindibili di una eventuale partnership tra Aimag e un altro soggetto: “dal mantenimento dei posti di lavoro alla salvaguardia del patrimonio, al radicamento territoriale, in uno schema di governance pubblica”. A far pendere l’ago della bilancia, prosegue il sindaco, “dev’essere la consapevolezza che ci muoviamo in un contesto fatto di grandi sfide. L’appuntamento con la gara del gas non può farci trovare impreparati. Ricordo che quelle sono gare europee: non abbiamo certo una scacciamosche per tener lontano i colossi stranieri dal nostro territorio… altro che Hera”. Alberto Bellelli ha poi ribadito come il “Comune di Carpi abbia l’interesse a compartecipare solo a un’azienda che gestisca i servizi pubblici locali e, dal momento che quei servizi andranno a gara, è necessario valutare come rafforzare maggiormente la nostra municipalizzata per farla arrivare pronta e competitiva a quegli appuntamenti. Dover fare a meno di un asset strategico come quello della distribuzione del gas, infatti, comporterebbe una significativa diminuzione degli utili generati dalla vendita del gas con non trascurabili conseguenze. Il percorso di valutazione  è ancora in atto: nessun modello di partnership è stato scelto - conclude il sindaco - e credo che da questo dibattito, e dal referendum del 10 settembre, possano nascere ulteriori spunti di riflessione”. 
Jessica Bianchi

Altro " riporto ", più sintetico e un poco " pungente ", se vogliamo, ma certamente assai efficace per rendere l'idea. FONTE: VOCE


Un trasloco come quello che abbiamo effettuato approfittando della pausa agostana ci sta, nella vita, e rientra nell'ordine della cose.  A meno che non ci si metta di mezzo Telecom. Il gestore, ora in mano francesi che somigliano maledettamente a quelle italiane, ha impiegato 20 giorni per trasferire due- linee-telefoniche-due con Adsl, prima prendendosi il comodo suo per inserire la richiesta " nel sistema " , poi per mandare un tecnico competente però per una linea, successivamente per inviarne un secondo, competente per l'altra, ma non per l'Adsl, ottenuto in extremis. Che novità, penseranno imprenditori o privati cittadini già coinvolti nelle medesime ambasce. Siamo però in tempi di referendum e viene da riflettere: Hera o qualunque altro colosso dei servizi pubblici al quale Aimag venisse inglobata non sarà affetta da gigantismo inefficiente alla Telecom, ma la lontananza siderale, la spersonalizzazione dei rapporti e le incomprensioni temiamo sarebbero le stesse. Conviene andarci, a votare: mettiamo almeno le mani avanti. 
  
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Davide Boldrin



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