Poi:
Fonte: http://www.temponews.it/news_3254_Carpi_esclusa_dalla_%E2%80%98mappa_dello_scuotimento%E2%80%99.html
Lunedi
20 marzo è stata emanata l’ordinanza 35 che disegna la cartografia
delle aree in cui è stato raggiunto e superato lo scuotimento
sismico del 70% ai sensi del decreto legge 74 per le attività
produttive. La zona di Carpi è esclusa e, pertanto, i capannoni non
avendo raggiunto la soglia di sollecitazione prevista devono essere
parzialmente adeguati alle nuove norme antisismiche. “In pratica -
ci spiega l’ingegner Michele Bonaretti, titolare dello Studio MB -
se la sollecitazione è stata di un certo tipo li ha collaudati la
natura, se invece la sollecitazione è stata inferiore alla soglia
fissata dal decreto, i capannoni non si intendono collaudati e devono
provvedere i proprietari”. Una riga che divide Fossoli da Carpi,
dove i capannoni dovranno essere sottoposti a intervento di
miglioramento antisismico. “A questo punto - chiarisce Bonaretti -
i proprietari si trovano obbligati per legge a presentare entro
giugno (ma probabilmente il termine slitterà a dicembre) un progetto
per migliorare le prestazioni del fabbricato ed entro un certo tempo,
stimato tra i quattro e gli otto anni, sono obbligati a eseguire
l’intervento adeguando i fabbricati”.
Nella zona dei 43 comuni colpiti dal terremoto, laddove, secondo il legislatore, la sollecitazione del sisma non è stata così forte, si deve procedere con la messa a norma dei fabbricati adeguandoli alla nuova normativa almeno per un 60%, spendendo un mucchio di risorse finanziarie e disagi materiali: questa è la preoccupazione degli imprenditori i cui capannoni hanno superato indenni le scosse di maggio. “E’ bene infatti chiarire - continua l’ingegner Bonaretti - che stiamo parlando di tutti quei capannoni che non hanno avuto danni, si sono comportati bene e per i quali si è provveduto a fare l’agibilità sismica provvisoria: adesso si trovano, a seconda di dove sono localizzati, a dover fare o no il miglioramento sismico che è un impegno più importante dell’agibilità sismica provvisoria approntata immediatamente dopo il sisma”. In pratica, un capannone che non abbia subito danni se si trova a Fossoli non richiede ulteriori interventi ma, se si trova a Carpi, dev’essere adeguato con un conseguente impegno di spesa per il proprietario. “Carpi è nelle condizioni più sfortunate - commenta l’ingegnere - perché si trova fuori dalla zona che ha superato la soglia di scuotimento ma è compresa fra i 43 comuni terremotati”. Finanziamenti, per ora, non ce ne sono “ma non è da escludere che sia emanato un bando apposito” perché si sta parlando di milioni di euro per adeguare i capannoni di Carpi.
Ma non si potevano ricomprendere tutti e 43 i comuni del cratere all’interno della mappa dello scuotimento? “Certo - risponde Bonaretti - ma il legislatore ha fatto una scelta diversa. Non si tratta di disquisire sull’intensità del terremoto a Carpi, ma di condividere la scelta politica fatta su costi – benefici per il nostro distretto economico. Se da un lato è l’occasione per adeguare le sedi produttive, d’altro canto risulta fortemente penalizzante per Carpi in questo momento economico”. Una decisione che comporta conseguenti differenze tra zone limitrofe, nuocendo al parco immobiliare dei capannoni di Carpi. In questo momento di incertezza, c’è chi ancora spera che il legislatore possa ravvedersi, condizionato magari da una politica più attenta e decisa a rivendicare gli interessi dei comuni terremotati e di Carpi, in particolare.
Sara Gelli
Nella zona dei 43 comuni colpiti dal terremoto, laddove, secondo il legislatore, la sollecitazione del sisma non è stata così forte, si deve procedere con la messa a norma dei fabbricati adeguandoli alla nuova normativa almeno per un 60%, spendendo un mucchio di risorse finanziarie e disagi materiali: questa è la preoccupazione degli imprenditori i cui capannoni hanno superato indenni le scosse di maggio. “E’ bene infatti chiarire - continua l’ingegner Bonaretti - che stiamo parlando di tutti quei capannoni che non hanno avuto danni, si sono comportati bene e per i quali si è provveduto a fare l’agibilità sismica provvisoria: adesso si trovano, a seconda di dove sono localizzati, a dover fare o no il miglioramento sismico che è un impegno più importante dell’agibilità sismica provvisoria approntata immediatamente dopo il sisma”. In pratica, un capannone che non abbia subito danni se si trova a Fossoli non richiede ulteriori interventi ma, se si trova a Carpi, dev’essere adeguato con un conseguente impegno di spesa per il proprietario. “Carpi è nelle condizioni più sfortunate - commenta l’ingegnere - perché si trova fuori dalla zona che ha superato la soglia di scuotimento ma è compresa fra i 43 comuni terremotati”. Finanziamenti, per ora, non ce ne sono “ma non è da escludere che sia emanato un bando apposito” perché si sta parlando di milioni di euro per adeguare i capannoni di Carpi.
Ma non si potevano ricomprendere tutti e 43 i comuni del cratere all’interno della mappa dello scuotimento? “Certo - risponde Bonaretti - ma il legislatore ha fatto una scelta diversa. Non si tratta di disquisire sull’intensità del terremoto a Carpi, ma di condividere la scelta politica fatta su costi – benefici per il nostro distretto economico. Se da un lato è l’occasione per adeguare le sedi produttive, d’altro canto risulta fortemente penalizzante per Carpi in questo momento economico”. Una decisione che comporta conseguenti differenze tra zone limitrofe, nuocendo al parco immobiliare dei capannoni di Carpi. In questo momento di incertezza, c’è chi ancora spera che il legislatore possa ravvedersi, condizionato magari da una politica più attenta e decisa a rivendicare gli interessi dei comuni terremotati e di Carpi, in particolare.
Sara Gelli
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