Signora Burocrazia.... ( ...erraniana, in particolare ...) ...
Davide Boldrin
BUON COMPLEANNO GIOVANNINO !
«Sulla corteccia rossa e lucida della mela vedo l'impronta dei dentini del bimbo e penso a mio figlio», scrive Guareschi. « Lo zaino non mi pesa più, mi sento fortissimo. Lo debbo rivedere, il mio bambino: il primo dovere di un padre è quello di non lasciare orfani i suoi figli. Lo rivedrò. Non muoio neanche se mi ammazzano!». (da “Chi sogna nuovi gerani? Autobiografia” pubblicata postuma a cura dei figli nel ’93)
“Signora Germania”, nato nella Baracca 18 del Lager di Beniaminowo all’inizio del ’44.
“Signora Germania, tu mi hai messo fra i reticolati, e fai la guardia perché io non esca.
E’ inutile, signora Germania: io non esco, ma entra chi vuole. Entrano i miei affetti, entrano i miei ricordi.
E questo è niente ancora, signora Germania:perché entra anche il buon Dio e mi insegna tutte le cose proibite dai tuoi regolamenti.
Signora Germania, tu frughi nel mio sacco e rovisti fra i trucioli del mio pagliericcio. E’ inutile, signora Germania: tu non puoi trovare niente, e invece sono lì nascosti documenti d’importanza essenziale. La pianta della mia casa, mille immagini del mio passato, il progetto del mio avvenire.
E questo è ancora niente, signora Germania. Perché c’è anche una grande carta topografica al 25.000 nel quale è segnato, con estrema precisione, il punto in cui potrò ritrovare la fede nella giustizia divina.
Signora Germania, tu ti inquieti con me, ma è inutile. Perché il giorno in cui, presa dall’ira, farai baccano con qualcuna delle tue mille macchine e mi distenderai sulla terra, vedrai che dal mio corpo immobile si alzerà un altro me stesso, più bello del primo. E non potrai mettergli un piastrino al collo perché volerà via, oltre il reticolato, e chi s’è visto s’è visto.
L’uomo è fatto così, signora Germania: di fuori è una faccenda molto facile da comandare, ma dentro ce n’è un altro e lo comanda soltanto il Padre Eterno.
E questa è la fregatura per te, signora Germania.” (pp.45-46)
Dalla stessa baracca 18 dello stesso Lager tedesco, Giovannino ci dà notizia anche della nascita del suo nuovo ritratto insignito di un paio di gloriosi baffi che, come afferma l’amico Torelli, “erano e furono Guareschi stesso, un autoritratto motivato” (da Giorgio Torelli – I baffi di Guareschi. Ritratto a mano libera dell’inventore di don Camillo. Ed.Ancora, 2006),tanto da coincidere con la sua pittoresca firma:
“Costretto per due mesi nel Lager a non potermi radere e guardandomi alla fine in uno specchio, scopro di possedere una pessima barba da venditore ambulante e due ottimi baffi da “Romanzo di un giovane povero”. Detestando il vagabondaggio e adorando tutto ciò che è romantico, elimino – appena possibile – la barba e mi tengo i baffi curandoli con amore perché, mentre senza i baffi mi detestavo, con i baffi mi sono simpatico… Me li sono guadagnati onorevolmente e ho il diritto di portarli a naso alto” (da “Chi sogna nuovi gerani?” p.231).
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