Caro Davide
probabilmente viziata
dalla mancanza di una visione generale provo a dire la mia sulle 2
ordinanze presentate lunedì scorso dalla Regione. (Ordinanze 32 e 33
del 28 a aprile 2014)
Provo questo esercizio in
particolare perché fin da gennaio dell’anno scorso, come tu ben
sai, a fronte di una regolazione del post- terremoto che prevedeva la
ricostruzione “com’era e dov’era”, derogabile solo in taluni
casi ed attraverso prevalentemente il dispositivo del “piano di
ricostruzione”, ho proposto in ogni dove di ragionare anche di
un’altra possibilità a favore del terremotato: “ l’acquisto di
abitazione equivalente”.
In sintesi avevo proposto
di verificare, esclusivamente per coloro che avevano avuto la casa
crollata o distrutta a seguito di una ordinanza di demolizione, la
scelta della SOSTITUZIONE EDILIZIA attraverso l’acquisto di un
alloggio equivalente con il medesimo contributo economico previsto
per la ricostruzione. Acquisto che sempre a mio parere, doveva essere
previsto in un'area territoriale ben definita per evitare quanto
accaduto all’Aquila dove l'acquisto, potendo essere effettuato
senza vincoli territoriali, ha contribuito all’impoverimento del
territorio e alla disgregazione delle comunità.
Avevo suggerito un'ambito
territoriale delimitato dai Comuni Area Nord e Terre d’Argine.
In cambio il terremotato
avrebbe dovuto ovviamente lasciare gratuitamente al Comune la
precedente proprietà sulla quale non avrebbe avuto più nulla a
pretendere.
Mi sembrava, e mi sembra
tuttora una proposta intelligente. Un contributo che andava nella
direzione di dare una risposta in più a quei cittadini che più di
altri avevano avuto problemi generati dal terremoto. Non è trattando
in maniera uguale tutti che si fa uguaglianza: il terremotato che
deve ricostruire, a differenza di quello che deve riparare, ha
davanti a se un problema aggiuntivo che corrisponde ai tempi diversi
di ritorno alla normalità. Tempi diversi significa in concreto che
5/6 anni sono il minimo per tornare ad abitare dov’era prima. Se
nel frattempo ha dovuto trovarsi una sistemazione in un Comune
diverso da quello di residenza ha a tutti gli effetti , con la
propria famiglia, dovuto cambiare non solo casa ma anche vita. E non
mi si dica che è stata una “sua scelta”. Immediatamente dopo il
29 di maggio 2012 di appartamenti liberi disponibili in alcuni Comuni
terremotati non ce n’erano quindi emigrare in un Comune diverso era
l’unica possibilità. Per molti mesi, in attesa dei MAP, l’unica
alternativa alla scelta obbligata di cui sopra, era quella di “farsi
assistere” nei campi di emergenza allestiti ad hoc o negli Alberghi
messi a disposizione dalla Struttura di emergenza.
Oltre all’aspetto
“sociale”, l’acquisto di abitazione equivalente rispondeva
anche ad altre esigenze ed opportunità:
accellerare i tempi della
ricostruzione (ad oggi i dati Mude, evidenziano una percentuale di
cantieri chiusi, a 2 anni dal terremoto, al di sotto del 10%);
Risparmiare energie: meno
pratiche di ricostruzione agli Uffici Tecnici Comunali . Tra l’altro,
trattandosi di progetti di abitazioni da ricostruire, impegnative e
complesse;
Risparmiare risorse
economiche: risparmi economici importanti sui CAS o MAP ecc…
perché sostenere il terremotato sino al rientro in abitazione costa
alla collettività e non poco;
offrire un po’ di
ossigeno al mercato immobiliare, quindi alle imprese di costruzione,
quindi all’occupazione (!!!) nel settore edile che tutti sappiamo
quanto è fermo e quanto questo incide su tutti gli altri settori
produttivi ed economici;
Ma anche al tema della
cementificazione del territorio che, razionalmente sappiamo essere
importante: ricostruire abitazioni distrutte dal terremoto che
inevitabilmente vanno a sommarsi alle tante abitazioni invendute,
sfitte, insomma vuote ( e che tali rimarranno)che il territorio offre
è o no un tema sul quale ragionare?
LE 2 NUOVE ORDINANZE
Le 2 nuove ordinanze
firmate dal Commissario, parlano per la prima volta di “acquisto di
immobili” in alternativa alla ricostruzione “dov’era- com’era”
e di “delocalizzazioni” in senso più ampio di quanto finora
previsto.
Stando alle dichiarazioni
rilasciate in conferenza stampa e alle interviste apparse nei giorni
successivi sui quotidiani si potrebbe dire “finalmente ! “. E
infatti si parla di 2 nuove opportunità, che si aggiungono a quelle
già note, in mano ai terremotati.
Ma l’apparenza lascia
presto il posto alla dura realtà che, come spesso accade, è un
tantino diversa e l’esultanza liberatoria viene sostituita dalla
profonda delusione.
Leggendo i testi infatti
si può ben capire che lo spirito delle 2 nuove ordinanze non è
quello di “dare strumenti nuovi in mano ai terremotati”.
Strumenti che come dicevo in premessa, nessuno vuole slegati da
valori di giustizia ed equità.
Lo spirito è quello di
dare risposte a problemi esigenze ed opportunità decise dai Comuni.
In sintesi ci sono 2
possibilità definite da 2 ordinanze specifiche.
La prima tira in ballo i
Comuni che acquistano l'immobile dal proprietario che non intende
riparare/ ricostruire il quale ha in cambio il contributo x
l'acquisto in altra zona della città. La seconda tira in ballo i
privati ( aziende costruttrici ecc...) che attraverso una
compravendita acquistano l'immobile ed usano il contributo x
ripararlo/ricostruirlo.
Entrambe le possibilità
sono rigidamente in mano alla Struttura Commissariale ed ai Comuni.
Sono questi 2 attori che stabiliscono se il terremotato può
accedervi.
Sono loro infatti che
decidono, attraverso uno strumento denominato “Piano Organico”,
quali immobili ne faranno parte e di conseguenza chi saranno i
terremotati coinvolti.
Sono loro infine ad
indicare addirittura le zone/ abitazioni dove il terremotato
prescelto potrà acquistare l'abitazione alternativa (comunque sempre
e solo nella città dove aveva residenza al momento del terremoto).
Sembra quasi che i Comuni
abbiano già gli elenchi blindati dei beneficiari sui quali hanno
costruito i testi di queste Ordinanze.
La logica delle Ordinanze
è quindi funzionale esclusivamente all'interesse del Comune che lo
stesso ha individuato debba coincidere in ogni caso alll’interesse
del terremotato.
Solo se in subordine
viene palesato questo principio, allora viene concesso il beneficio
di scelta al cittadino.
Ecco qua, caro Davide.
Sono stato un poco lungo ma ci tenevo a ripercorrere alcuni passaggi
assieme a te. Ti ho scritto sapendo che nulla cambierà e che quindi
avremo perso tutti una buona occasione: noi terremotati di poter
scegliere in “libertà” cosa meglio fare delle nostre vite, le
Istituzioni competenti di dimostrare capacità di ascolto e
lungimiranza nelle scelte politiche sulla ricostruzione.
Come sempre ti ringrazio
della pazienza.
Ciao
M.
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