02/05/14

SE CAMPEDELLI FA RIMA CON MUZZARELLI, ( da VOCE ) IL COMUNE UNICO ( o " queleter "...) DIVENTA NECESSARIO QUANTO PRIMA.

Quando ho letto letto queste considerazioni di Florio Magnanini, su VOCE ( www.voce.it ) oggi, sono saltato sulla sedia. Non aggiungerò altro a ciò che è scritto. Ma se 2+2 fa 4, quella non è ne "fantapolitica", ne "fantamministrazione pubblica ".

Davide Boldrin
( ...forse, ultimo sindaco di Novi, e primo del Comune TDA ...) 
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 Di Florio Magnanini

E se fosse fondata la voce che circola di un ingresso di Enrico Campedelli come assessore nella futura Giunta di Modena, con il probabile sindaco Gian Carlo Muzzarelli? E' solo una indiscrezione, ma al di là del destino personale di Campedelli, i segnali di un processo di
riaccentramento” provinciale imperniato sul capoluogo, con un ruolo per l'ex Sindaco di Carpi, vanno colti fin d'ora. Ma andiamo con ordine.

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Non si è ancora capito fino in fondo quale sarà l'effetto dell'abolizione dei tremila posti “politici” delle Province e della riduzione di quegli enti, per dirla con il sottosegretario Graziano Delrio, ad “agenzie di servizio ai Comuni”. Forse non lo ha ancora capito lo stesso Governo, se è vero che il Presidente del Consiglio ne ha parlato come del preludio a una riorganizzazione radicale della Pubblica amministrazione della quale non si intravede ancora il disegno. Diventa difficile, pertanto, indovinare che cosa accadrà nella concreta realtà di Modena, quali esiti produrrà il fatto che il 25 maggio, per la prima volta dal dopoguerra, non si voterà più per il Consiglio e per il Presidente dell'Amministrazione provinciale. Difficile, ma anche molto interessante e inquietante, se si verificasse l'ipotesi che prefiguriamo qui sotto.


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Partiamo dai dati di fatto offerti dal disegno di legge, in particolare dalla novità rappresentata dalle città metropolitane. Roma capitale, Napoli, Torino, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari e Reggio Calabria diventeranno province, assommando nelle figure dei rispettivi Sindaci metropolitani e nei Consigli metropolitani compiti e mansioni dei non più Presidenti e Consigli delle province di riferimento. Il Sindaco del capoluogo, convoca entro settembre 2014, le elezioni per la Conferenza metropolitana che formulerà lo Statuto nel quale potrà essere prevista l'elezione diretta del Sindaco e del Consiglio metropolitano, in tal caso con sistema deliberato da una legge dello Stato. Il nuovo assetto è
previsto che entri in vigore dall'1 gennaio 2015. Già, ma a Modena, che non sarà città metropolitana, che cosa accadrà?  Quello che lo stesso disegno di legge prevede per tutte le altre Province: un Presidente scelto fra uno dei Sindaci della provincia ed eletto dagli
altri Sindaci e Consiglieri; un Consiglio provinciale di dodici membri (in pratica, la vecchia Giunta), sempre eletto da Sindaci e Consiglieri dei Comuni della provincia; un'assemblea dei Sindaci, che nel caso di Modena conterà 47 componenti.


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Fin qui, per sommi capi, il quadro legislativo. Ma è lo stato di cose che si profila di fatto, quello che preoccupa. Riesce difficile, per esempio, pensare a una così intensa partecipazione, per di più a titolo gratuito, alla vita dell'Amministrazione provinciale riformata, da parte di Sindaci e Cosiglieri che magari risiedono a Pievepelago o a Pavullo, a San Felice o a Finale. Riesce difficile pensare che il Sindaco dei Sindaci, ovvero il futuro Presidente della Provincia, possa essere diverso dal più importante fra loro, quello che amministra il Comune capoluogo. Quando poi costui si chiami Gian Carlo Muzzarelli, venuto non proprio volentieri a ricomporre i frammenti del Pd a Modena per ordine del
partito, quando già era dato in pole per la Presidenza della Regione, e conosciuto come assai determinato nei propri propositi, il dubbio si fa ancora più consistente. E si riassume in una domanda: e se anche Modena diventasse di fatto, sotto la guida di uno tosto come Muzzarelli, una città metropolitanta, riducendo la provincia al rango di un territorio
amministrato dal potente Sindaco-Presidente del capoluogo? Modena non è la provincia di Bologna, che ha solo Imola sopra i 40 mila abitanti e ha già inglobato nella propria area metropolitana gli altri Comuni maggiori, da Casalecchio a San Lazzaro. Nella provincia di Modena ci sono Sassuolo con 40 mila abitanti, Carpi con 70 mila, Mirandola con 23 mila, la più piccola, ma ben lontana dalla cintura modenese. E ci sono sei unioni, due delle quali superiori a 85 mila abitanti e una, le Terre d'Argine, oltre i centomila. E' pensabile che un simile territorio provinciale venga di fatto governato dal Comune di Modena?


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No, ma qualcuno ci sta pensando. Nel recente documento di riferimento della
coalizione di centrosinistra della provincia dal titolo “Insieme per il nostro futuro comune” i riferimenti al “sistema Modena” e alla “…collaborazione unitaria, politica e istituzionale, tra i comuni della vasta area modenese” si sprecano, mentre vi si parla esplicitamente di selezione delle priorità e dell'uso delle risorse pubbliche (che) devono puntare a ridurre la frammentazione degli interessi e delle risposte”. Non solo. Da ambienti vicini a Legacoop, Confindustria, Ance, oltre che dai vertici del Pd, in una parola dai “poteri forti” modenesi che hanno caldeggiato il ritorno a casa di Muzzarelli, non si nasconde più la crescente insofferenza verso il policentrismo. In altri termini, si comincia a ritenere un fattore di debolezza nella competizione con Bologna e Reggio Emilia quella che un tempo era ritenuta invece una caratteristica positiva di Modena. Ora, complice anche la crisi, il policentrismo è considerato inutile moltiplicatore di aree industriali, di strutture del terziario, di presidi sanitari. Si avverte forte il soffio di una tendenza al “riaccentramento” basata sull'assunto che la crisi deve indurre a unificare, più che a moltiplicare, a concorrere tutti verso pochi ma buoni punti di accellenza, piuttosto che a disperderli in tanti, mediocri. Sul percorso aperto dal Ministero della Giustizia con l'unificazione delle sedi giudiziarie, si è inserita quella della formazione professionale di
iniziativa pubblica in ForModena, che ha fatto sparire Carpiformazione. E che senso avrebbero le tante velleità di creare vetrine per le tipicità, se Modena approdasse al suo Palatipico?


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L'indiscrezione clamorosa secondo la quale Enrico Campedelli potrebbe entrare a far parte come Assessore della prossima Giunta del capoluogo guidata da Gian Carlo Muzzarelli va nella stessa direzione. Sarebbe
l'evento cardine del proposito di marciare verso la “grande Modena”: il Sindaco uscente di Carpi, cooptato nell'esecutivo del capoluogo magari insieme a qualche big del distretto ceramico e della Bassa prefigurerebbe Modena come città metropolitana di fatto, anche se non di diritto. Chi vinca e chi invece abbia tutto da perdere da una dinamica siffatta è piuttosto evidente. Dal policentrismo si passerebbe al centro irradiatore,
per di più in un quadro provinciale in cui i collegamenti verticali, in senso nord sud, sono rimasti quelli dell'Ottocento. Il vento spira comunque forte, nella direzione descritta. Ai territori, e in primis a Carpi, serviranno amministratori di razza e notevole autorevolezza per dire dei no, per impuntarsi e trattenere funzioni vitali in territori che finora hanno sempre rifiutato di viversi come provincia. In caso contrario, dovremo rassegnarci a passare da “periferia di Berlino” a “periferia di Modena”: non proprio la stessa cosa.









1 commento:

  1. Davide Boldrinmaggio 02, 2014

    Commento personale: per cui a Carpi votare ROSTOVI, a Modena GIOVANARDI, a Cavezzo VENTURINI, a Mirandola, PLATIS, a Bastiglia, SPICA.

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