Premessa:
che poi un paio di anpini l'hanno ammesso, con me: “ avevi
ragione, anche se fai lo s...o.Venerdi sera a Carpi era meglio
evitare. Sui media hanno dato importanza a quelli la, poi. Se
avessimo atteso qualche giorno era meglio “ .
Il
7 agosto a Rovereto sulla Secchia si commemora la cosi detta “
Strage degli intelettuali “. Qui una sintesi: Il
7 agosto 1944 Rovereto fu teatro di una strage perpetrata dalle
Brigate nere dietro ordine del Federale di Modena Giovanni Tarabini
Castellani. La rappresaglia fu scatenata dall’uccisione, avvenuta
qualche giorno prima in Via Mazzarana, a S. Antonio, del cantoniere
stradale Bartoli Arturo, iscritto al Partito Fascista. Il Federale
convocò i reggenti del fascio locale perché preparassero una lista
di persone, note per aver manifestato idee antifasciste, da arrestare
e tenere a disposizione per un’eventuale rappresaglia. La mattina
del 5 agosto furono arrestati: a Novi il mezzadro Jonas Golinelli,
originario di Fossa di Concordia, Canzio Zoldi, che manteneva i
contatti con gli emigrati politici in Francia e raccoglieva per loro
fondi, e il Dr. Francesco Maxia, medico condotto, noto antifascista;
a S. Antonio il mezzadro Luigi Manfredini e il figlio Silvio; a San
Possidonio il prof. Alfredo Braghiroli direttore dell’Archivio di
Stato di Modena; a Vallalta di Concordia l’agricoltore Aldo Garusi.
La destinazione finale del gruppo fu Mirandola dove furono aggiunti
il prof. Roberto Serracchioli, insegnante al liceo di Mirandola e il
prof. Barbato Zanoni di Concordia. Alle 3 di mattina del 7 agosto
giunti nel centro di Rovereto, i prigionieri, a cui non era mai stato
comunicato il motivo del fermo, furono allineati sul fianco destro
della chiesa dove il plotone d’esecuzione li falciò con raffiche
di mitra. Intorno alle ore 10 dello stesso giorno, il tenente Renato
Sacchetti, comandante del presidio di Novi, si recò a Rovereto per
raccogliere i cadaveri. Ne trovò solo otto; Aldo Garusi, soccorso da
Bruna Neri, riuscì a sopravvivere ma morì all’ospedale di
Mirandola a causa delle ferite riportate. La strage è conosciuta
anche come “Rappresaglia degli intellettuali” perché quattro dei
fucilati erano personaggi di spicco del panorama culturale di quegli
anni. L’efferato episodio rimane tuttora oscuro”
.
In
apertura Il sindaco Enrico Diacci ha citato il presidente della
Repubblica, Sergio Mattarella. In effetti ha colto il senso, ecco in
sintesi:
"Dobbiamo
chiederci: com'è possibile che, sotto forme diverse, ancora oggi si
sparga e si propaghi il germe dell'intolleranza, della
discriminazione e della violenza?" (S. Mattarella)
Quest'anno
era presente Angela Serracchioli, nipote del prof. Roberto
Serrachioli. Ora, riporto come ho percepito la sua testimonianza
toccante e verace ( la copiamo dal suo profilo fb, dato che la
citazione viene da li ) :
"
La corriera che li trasportava si fermò al lato destro della chiesa
di Rovereto e, fatti scendere dai fascisti, furono allineati uno
accanto all'altro davanti al muretto che allora si ergeva di lato
alla chiesa e furono uccisi a raffiche di mitra dal plotone di
esecuzione comandato da Armando Tarabini. Erano passate le 3 del
mattino del 7 agosto 1944.
La rappresaglia di Rovereto del 7 agosto 1944 viene ricordata come la “STRAGE DEGLI INTELLETTUALI” poiché quattro degli uccisi erano uomini di cultura, laureati, conosciuti per il loro impegno e le loro attività sociali."
La rappresaglia di Rovereto del 7 agosto 1944 viene ricordata come la “STRAGE DEGLI INTELLETTUALI” poiché quattro degli uccisi erano uomini di cultura, laureati, conosciuti per il loro impegno e le loro attività sociali."
Angela
Seracchioli, nel narrare questa sua immedesimazione, è partita
facendo notare di quando ella era “ una ragazzotta di 18 anni “,
e gli rimase impresso il fascino dello zio. Che poi nel tempo se ne
dimenticò, ma il tutto riaffiorò. La cosa toccante però, per
quanto mi riguarda è stata quando ha detto “ ma questi
volevano vivere, mica morire. Occorre ricordarli per questo
“ ( e io ho pensato che anche Bartoli Arturo avrebbe voluto vivere, e che violenza chiama violenza ...) Già. Nessuna retorica. Solo la percezione netta dell'inaudita e
disumana violenza di quegli anni, da cui nasce la nostra Res Publica.
Qui, la pagina fb Angela Seracchioli: https://www.facebook.com/angela.seracchioli
Davide Boldrin
Nessun commento:
Posta un commento