Carpi – La fornitura e la posa in
opera di una tubazione in acciaio da 25 centimetri di diametro vale
76,61 euro; un misuratore a pareti deformabili di classe G4 ne vale
103,15; un alimentatore catodico 10A completo di armadio, quadro e
accessori 3.080 euro. E così via, per quasi trecento voci fra
condotte, membrane, terreni, fabbricati, turbine e linee di
riduzione. Perché questo doveva decidere l’altra sera il Consiglio
comunale: se approvare oppure no (alla fine è stato approvato dalla
maggioranza, contrari Lega, Pdl, Russo, Lamma e 5Stelle, astenuta
Alleanza per Carpi) i prezzi da assegnare a ogni singola componente
della rete del gas che Aimag gestisce nel territorio comunale di
Carpi. “Un lavoro da periti industriali”, lo avrebbe definito nel
dibattito Roberto Andreoli del Pdl. Ma se fosse stato solo
questo, non si spiegherebbero né la presenza sui banchi della
Giunta, accanto al relatore Simone Tosi e al dirigente
Norberto Carboni, di Giancarlo Palmieri, in veste di
presidente di As Retigas; né le tre ore circa di discussione che
sono state necessarie per far passare la delibera. Dietro il
prezziario che andrà a integrare il contratto di servizio stipulato
nel 2003 dal Comune con la multiutility si intravedeva infatti la
meta finale del percorso che si stava iniziando con quell’atto:
ovvero, la vendita al miglior offerente di tutta la rete, secondo
quanto disposto dal decreto Letta 164 del 2000, passato alla storia
come quello della “liberalizzazione del mercato del gas”. La
posta in gioco è grossa, perché la futura gara di assegnazione non
riguarderà più solo la vendita del gas, liberalizzata fin dal 2003,
ma la proprietà degli impianti, delle condotte, in una parola del
patrimonio infrastrutturale oggi di proprietà Aimag e domani chissà.
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Per capire che cosa c’è in ballo,
basterà elencare qui alcune caratteristiche della gara fissate dalle
disposizioni ministeriali che si sono susseguite dopo il famoso
decreto.
I TEMPI. Salvo proroghe legate alla
situazione che si è creata dopo il sisma, la scadenza per la
pubblicazione del bando sarà l’11 novembre 2014. Fino alla data di
subentro del nuovo gestore, il servizio continuerà a essere svolto
con l’affidamento in corso: per Carpi, da Aimag. L’aggiudicazione
assegna poi al soggetto subentrante 12 anni di gestione.
AMBITI TERRITORIALI MINIMI. La gara non
riguarderà tanto i territori serviti dalle singole multiutility così
come sono ora, bensì dei bacini disegnati dal Ministero per lo
Sviluppo economico e considerati più idonei per rendere affrontabili
gli investimenti che richiederanno le reti. Carpi, insieme ai comuni
serviti da Aimag e a quelli che si sono aggiunti con l’integrazione
tra Sorgea e Aimag da cui è nata As Retigas presieduta da Palmieri
(si tratta di Crevalcore, Finale, Nonantola, Ravarino e Sant’Agata)
rientra nell’ambito Modena 1 Nord.
CHI C’E’ E CHI NON C’E’.
L’ambito Modena 1 Nord conta 24 comuni come quelli che riuniscono
oggi Aimag e As Retigas, ma in parte sono diversi. Non compaiono, per
esempio, Anzola, Borgofranco e Carbonara Po, attualmente serviti da
Aimag. E ce ne sono invece altri, come Castelfranco, Castelvetro,
Castelnuovo Rangone e la stessa Modena, oggi legati a Hera.
STAZIONE APPALTANTE. E’ il soggetto
al quale tutti i Comuni dell’ambito delegheranno la responsabilità
di bandire e gestire la gara. Essendoci fra loro anche il comune
capoluogo di provincia, il compito toccherà proprio a Modena che
entro il 12 giugno prossimo si dovrà far riconoscere il ruolo dagli
altri Enti locali dell’ambito.
BANDO E AGGIUDICAZIONE. Il bando
conterrà una serie di criteri e sub criteri molto complessi. Si
aggiudicherà la gara chi presenterà l’offerta economicamente più
vantaggiosa in base a condizioni economiche (sconti tariffari,
investimenti, eccetera), criteri di sicurezza e qualità del
servizio, piani di sviluppo degli impianti. La stazione appaltante
affiderà la scelta a cinque commissari scelti fra tecnici di provata
esperienza.
VALORE DI RIMBORSO. Il vincitore della
gara dovrà acquistare da Aimag, che ne è l’attuale proprietario,
tutte le reti e gli impianti necessari per svolgere il servizio. Per
questo è stato necessario che ogni Comune deliberasse un elenco di
prezzi unitari da inserire nell’attuale contratto di servizio in
vigore con Aimag, perché così sarà più semplice arrivare a
determinare un valore di rimborso incontrovertibile. L’eventuale
rimborso, dunque, nel caso in cui Aimag non vincesse la gara,
andrebbe ai Comuni soci secondo le rispettive quote. Sempre che gli
stesso soci non decidano, in quel caso, di convertire l’azienda in
qualche cos’altro.
CONFERIMENTO O INDENNIZZO? A Carpi c’è
una parte della rete, del valore di 2 milioni, che è ancora del
Comune. E’ stato arduo far comprendere al consigliere della Lega
Nord, Argìo Alboresi, erettosi a difensore della proprietà
“carpigiana”, che al Comune sarebbe convenuto conferirla,
rafforzando la propria quota azionaria e, di conseguenza, l’eventuale
rimborso. L’alternativa, infatti, visto che dal 2011 nessun
affidamento di rete è possibile fuori dall’ambito territoriale,
sarebbe affittarla. Al canone del 7,65 per cento del valore e in un
arco di 12 anni, è facile calcolare che, diminuendo il valore in
parallelo con l’usura, diminuirà anche l’introito.
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Dopo diverse insistenze da parte delle
minoranze, un po’ irritate da un percorso spezzettato, secondo il
consigliere Roberto Benatti del Pdl, da troppi adempimenti
particolari che farebbero perdere di vista il senso generale
dell’operazione, è stato Giancarlo Palmieri a buttare lì la cifra
presunta del valore di Aimag a tutt’oggi: 115 milioni che diventano
143 con la propria quota di As Retigas Tanto dovrà sborsare chi le
subentrasse e al Comune di Carpi andrebbero 30 milioni. C’è però
da aggiungere che qualora fosse invece Aimag ad aggiudicarsi l’intero
ambito Modena 1 Nord, dovrebbe versare a Hera un valore di rimborso
calcolato sempre da Palmieri in 85/90 milioni di euro. Per questo nel
Consiglio dell’altra sera è affiorata l’espressione “auspicabili
alleanze” che lascia intendere una candidatura unica alla gara dal
parte delle due multiutility. Ed è sempre questo che ha fatto dire a
Benatti che “…si frammenta il processo decisionale senza dire
dove si vuole andare, mentre voi lo sapete benissimo”.
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Ma questo è solo uno degli aspetti di
scenario affiorati durante il dibattito e ai quali i Consiglieri sono
parsi interessati molto più che al prezziario. L’ipotesi di una
sconfitta di Aimag ha indotto per esempio Giliola Pivetti
(ApC) a chiedere: quale sarà la prospettiva peggiore che si
aprirebbe? Potrebbe accadere di dover pagare la bolletta a un
petroliere russo? E Cristian Rostovi (Pdl): Aimag ha la forza
per partecipare? Circa poi le garanzie per l’utenza, specie in
materia tariffaria, il coro è stato unanime, anche se si è subito
precisato che la gara prevede una scontistica e che qualunque gestore
dovrà sottostare alle regole dell’authority. Un po’ di risposte
ha provato a fornirle Palmieri che, dopo aver abbondato con i
riferimenti allo “spettro della gara”, alla “disgrazia” e
alla “malaugurata ipotesi” di una sconfitta di Aimag, ha provato
a metterla sulla “gara da vincere”, ricordando come in Italia
gli ambiti siano ben 177 e non esistano poi tanti soggetti cos’
forti finanziariamente da affrontare gli esborsi giganteschi che si
profilano. “Aimag ha le carte in regola per il know how del gas, ma
ha bisogno di un forte partner finanziario” ha detto. Aggiungendo
subito dopo: “Si spera in una strategia di alleanze con Hera”. Si
arriva sempre lì, insomma.
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Era la sua materia, e Andrea Losi,
dei 5 Stelle, la propria battaglia contro la prospettiva della gara
l’ha voluta condurre fino in fondo. Ma di fronte ai varsi spunti
evocati al solo scopo di contrastare la liberalizzazione, l’assessore
Tosi gli ha obiettato: c’è una legge del 2000 che prevede questo
percorso perfino esageratamente protrattosi nel tempo; se volete
interromperlo occorre cambiare la legge e voi ora siete in numero
sufficiente, in Parlamento, per provarci. Come dire che si va avanti.
da http://www.modenaqui.it/169290
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Parlare di rivoluzione non è sbagliato. Perché nessuno dei Comuni
azionisti, sino ad ora, aveva mai osato ipotizzare di rinunciare a Hera.
Parliamo in particolare del servizio rifiuti per cui Forlì sta pensando
seriamente di costituire una società post-incerimento a partecipazione
pubblica.
Il sindaco Roberto Balzani sa bene cosa significherà questo addio alla
multiutility: «Avremo contro tutti i poteri forti possibili e
immaginabili, anche quelli che si dicono di ‘sinistra’ ma almeno li
misureremo».
Lo stesso Balzani ha aperto una pagina ad hoc su Facebook battezzata ‘La
prossima tappa’ dove illustra la sua road map: «E’ il momento di ridare ai
Comuni del circondario il servizio di raccolta dei rifiuti e di
spazzamento, togliendolo a Hera.
Andremo nei Consigli comunali in maggio per partire con questa rivoluzione,
che mira a contenere le tariffe e a costruire un sistema di riciclo
post-incenerimento.Ci rivolgiamo ai cittadini contribuenti.
Siete voi la nostra forza.
Aiutateci».
Insomma, Hera costa troppo e il modello Forlì punta a rivedere un servizio
che prima di tutto dovrà essere in grado di alleggerire i costi, pur
mantenendo la sua efficienza.
L’idea è chiara: si tratta di costituire una società pubblica che appalti i
servizi di raccolta e trasporto ai fornitori.
A facilitare l’obiettivo potrebbe aiutare il grande sviluppo del porta a
porta che a Forlì ha toccato picchi del 70% in determinate aree.
Inoltre la convenzione tra Comune e il gestore Hera è scaduta il 31
dicembre del 2011: per ora si procede a forza di proroghe in attesa che
l’ente regionale Atersir aggiorni gli accordi e proceda all’affidamento,
tramite bando, di una nuova concessione.
Insomma, Forlì potrebbe fare scuola in questo senso e mettere per la prima
volta Hera in disparte.
Resta da vedere quanti Comuni dell’Emilia-Romagna (Modena compresa)
prenderanno in considerazione questa ipotesi, permettendo un taglio
drastico delle tariffe pagate dai cittadini.
Anche sotto la Ghirlandina la gestione rifiuti ha alimentato spesso il
dibattito cittadino.
Nemmeno un mese fa è arrivato lo stop dalla Regione alla terza linea
dell’inceneritore di strada Cavazza, dopo che l’assessore Sabrina Freda ha
anticipato i contenuti del documento preliminare al piano di gestione dei
rifiuti che dovrà essere approvato entro l’anno.
Hera risparmierà così 50 milioni di euro che il Comune vorrebbe investiti
nell’ampliamento del centro di riciclo e nella realizzazione di un
biogestore; mentre opposizione e ambientalisti premono perché vengano
impiegati per il potenziamento del porta porta.
Difficilmente il modello Forlì farà gola all’amministrazione modenese.
L’idillio con la multiutility bolognese non sembra infatti rischiare
sconquassi; basti pensare alla recente proposta dei sindaci romagnoli di
tagliare i compensi d’oro dei vertici societari.
A sorpresa la recente assemblea dei soci di Hera ha approvato la proposta
di contenere gli stipendi, ma da Modena nessuno è mai realmente
intervenuto sull’argomento.
(vi.ma)