Art.
4 Costituzione Italiana
La
Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e
promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni
cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e
la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al
progresso materiale o spirituale della società.
Il
24 Aprile, a Novi di Modena, si è tenuta una “veglia” sul 25
Aprile. Una di quelle robe, che al sottoscritto, così sulle prime,
“sanno” di retorica. Non fosse che chi l'ha organizzata, ha
pensato di invitarmi, in virtù di neo-capogruppo della lista
consigliare LN-APN. Ciò che mi ha gratificato a titolo personale, è
stato che “tre dell'Ave Maria”, hanno ritenuto idoneo che a
leggere, e commentare l'articolo 4, fosse il sottoscritto. I tre
sono: Diego Zanotti, referente del centro culturale “ L'Aquilone”,
Alessandra Caffagni, già consigliera PD, della precedente
legislatura, e Vania Pederzoli, già assessore alla pubblica
istruzione, della precedente legislatura. Non ho potuto essere
presente, perchè avevo già organizzato una “vacanzina” ( visto
che in parte me l'hanno pure regalata … ) a Roma, con la famiglia.
Non
c'è che dire. I “compagni”, mi conoscono... E mi ha fatto
piacere.
Lavoro:
Sono
uno di quei tizi, “over 40 “, che ha conseguito solamente la
licenza media. Un anno di scuola superiore, ma la voglia di studiare,
da ragazzo, era come quella di prendere dei calci nel sedere. Tanto
che in quell'anno di superiori, per farmi bocciare, dovetti sbagliare
di proposito alcuni compiti in classe ( meno del 6, non riuscivo, pur
non impegnandomi …) Così Il babbo e la mamma ( scopo raggiunto )
pensarono bene di mandarmi al lavoro. Ma non in modo “blando”. Infatti Iniziai come apprendista elettricista, nel Luglio del 1986. Non
nei cantieri, ma bensì, all'interno di una fabbrica con annessa
fonderia. In reparto assemblavo gli impianti delle macchine da legno,
in fonderia la manutenzione. “ L'errore” (?) dei miei genitori,
fu proprio questo. Mi piaceva talmente tanto lavorare, che di tornare
a scuola, non ne volevo più sapere. Non che io sia un lavoratore di
quelli “stakanovisti”, sia chiaro. Tendenzialmente sarei un
pigro, di quelli che “quando gli vien voglia di lavorare, si siede,
e aspetta che passa”. Ma il lavoro, per quanto mi riguarda, è
sempre stato una possibilità di espressione, di dignità, di azione
sulla realtà, di conoscenza e di apprendimento, di esperienza... DI
VITA. Oltrettutto I tempi, erano diversi, da oggi. Si poteva
rischiare come imprenditore, si poteva rischiare per imparare altro.
Poi per una serie di circostanze, cambiai tipologia, ed iniziai a
fare “il commerciale”, nel 1996.
In
questi anni, comunque, per “mantenermi al passo”, ho dovuto
attingere a corsi di formazione. Come del resto, quando ero
elettricista. A mio avviso, non si finisce mai di imparare. E non
siamo tutti “dottori”, per fortuna …
A
tal proposito, mi permetto di consigliare una lettura, ovvero, un saggio sulla libertà di non studiare. TOGLIAMO IL DISTURBO, di PAOLA MASTROCOLA:
( "Ditemi se le devo ancora insegnare queste cose o no. Forse, se i ragazzi non sanno più l'italiano, vuol dire che la scuola non ha più ritenuto che fosse il caso di insegnare l'italiano. Forse tutti in Italia (o meglio, in Europa) hanno deciso questo: che non è più utile insegnare la propria lingua, e si sono dimenticati di dirlo anche a me, e allora io sono l'ultima a fare una cosa che non interessa più nessuno, e quindi è bene che smetta. Questo libro è una battaglia, perché la cultura non abbandoni la nostra vita e prima di ogni altro luogo la nostra scuola, rendendo il futuro di tutti noi un deserto. È anche un atto di accusa alla mia generazione, che ha compiuto alcune scelte disastrose e non manifesta oggi il minimo pentimento. Infine, è la mia personale preghiera ai giovani, perché scelgano loro, in prima persona, la vita che vorranno, ignorando ogni pressione, sociale e soprattutto familiare. E perché, in un mondo che li vezzeggia, li compatisce, e ne alimenta ogni giorno il vittimismo, essi con un gesto coraggioso e rivoluzionario si riprendano la libertà di scegliere se studiare o no, sovvertendo tutti gli insopportabili luoghi comuni che da almeno quarant'anni ci governano e ci opprimono." (P. Mastrocola) )
Da
qualche mese, sono “un pezzo di quel campione Istat” che dedica
1/3 di tempo in più al lavoro, e guadagna 1/3 di meno. Nonostante
ciò, non so come mai, ho ritrovato un gusto che avevo perso negli
anni delle “vacche grasse”. Non scenderò nei dettagli, dato che
l'attuale lavoro, non si limita al “commerciale”, ma anche ad
altro, e diventa lunga, poi. Mi dovrò anche formare in modo appropriato. E' un nuovo
inizio, a 41 anni.
Certo
è che, a mio parere, niente è peggio di lavorare senza gusto. Solo
non poter lavorare.
Considerando
che il 1° MAGGIO è anche la ricorrenza della nascita di Giovannino
Guareschi ( 1908 ), concludo alla …. BOLDRIN...:
1)
FESTA DEL LAVORO / Papa Francesco: chi è senza occupazione è privato della dignità
2)
Davide Boldrin
Nessun commento:
Posta un commento